BRUXELLES - La giustizia belga torna a usare il pugno duro. I contorni del cosiddetto Huaweigate restano ancora tutti da delineare, ma cinque giorni dopo il blitz degli investigatori - arrivati fino alla sede brussellese del Parlamento europeo - il giudice ha convalidato i fermi di quattro lobbisti legati al colosso cinese delle tlc con l'accusa di aver corrotto in modo "attivo" una quindicina di ex e attuali eurodeputati per pilotare la politica Ue.
Dietro le sbarre resta il principale indagato, l'italo-belga Valerio Ottati, ritenuto l'artefice di un presunto giro illecito di tangenti, regali e rimborsi orchestrato per favorire gli interessi cinesi. Il suo braccio destro, un altro lobbista italiano indagato per riciclaggio, è stato invece rilasciato su cauzione dopo lunghi interrogatori. Sul fronte politico - dopo la stretta ai consulenti di Huawei ordinata dalle istituzioni comunitarie fino a nuovo ordine - non si registrano scosse: nessun europarlamentare né assistente risulta finora indagato. E, a seguito di nuove perquisizioni, è stato il vice capodelegazione di Forza Italia in Europa, Marco Falcone, ad annunciare per primo la rimozione dei sigilli dagli uffici di due suoi assistenti.
A riprova, ha evidenziato, della "totale estraneità alla vicenda". I quattro indagati finiti in custodia cautelare sono comparsi davanti alla Camera di Consiglio per la convalida dei fermi, ha fatto sapere la procura che da giorni continua a mantenere il massimo riserbo su un'inchiesta partita dagli 007. Gli inquirenti sono impegnati a passare al setaccio la rete di contatti di Ottati e del suo entourage, seguendo anche la pista portoghese nel filone del riciclaggio: il Paese iberico sarebbe stato, nella tesi degli investigatori, il crocevia di transazioni per migliaia di euro destinate a società locali e poi canalizzate verso il network di lobbisti in Belgio.
Fondi che, insieme a regali come smartphone e biglietti per assistere a partite di calcio, sarebbero serviti ad alimentare un sistema corruttivo attuato dal 2021. Per questo tra i nomi chiave dell'inchiesta è emerso quello di Nuno Wahnon Martins (in passato consigliere del capodelegazione di Forza Italia, Fulvio Martusciello, non indagato) che, dopo essere stato fermato in Francia, attende l'estradizione in Belgio dove lo aspetta l'interrogatorio del giudice. Tra gli elementi di un'indagine ancora ricca di zone d'ombra, a spiccare al momento è soltanto una lettera del 4 gennaio 2021, firmata da una quindicina di eurodeputati - tra cui diversi di Forza Italia e uno del Pd - ma, secondo diverse fonti, redatta da Ottati. Il documento, indirizzato ai vertici della Commissione Ue, chiedeva di tenere il 5G fuori dal dibattito politico, scongiurando l'esclusione delle apparecchiature cinesi dalle infrastrutture europee.
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