Studio e fatica, Contador un computer in bici
Spagnolo trionfo senza tappe, 2/o successo dopo revoca corsa 2011

Foto di Claudio Peri, Daniel Dal Zennaro e Luca Zennaro
Rispetto al 2008, quando Johan Bruyneel - allora plenipotenziario direttore sportivo dell'Astana - gli comunicò solo all'ultimo che avrebbe partecipato al Giro d'Italia in partenza da Palermo, Alberto Contador, questa vittoria, l'ha vissuta da lontano: l'ha studiata, preparata, pianificata, analizzando il percorso nei minimi dettagli. Oggi come allora è stato l'ultimo a indossare la maglia rosa, quest'anno come in quella occasione ha chiuso senza vincere tappe. Non una vittoria sottotono, una vittoria e basta. Senza squadra, con alcune tappe affrontate non al massimo, con la spalla lussata. Il 'Pistolero' da mesi aveva puntato il mirino sulla doppietta Giro-Tour, rivelando di volersi ritirare l'anno prossimo, dopo averla centrata. Adesso, Contador può ritenersi a metà del cammino. Nel 2008 era in vacanza a Cadice, in Andalusia, con la fidanzata (oggi moglie) Macarena, quando fu chiamato; questa volta si è presentato al via nelle migliori condizioni, dopo avere pedalato a lungo sul Telide, la montagna sopra Tenerife, lontano da tutto e da tutti. Solitario, ma non triste. Ha faticato tanto, Contador. E, com'è suo costume, non ha lasciato nulla al caso, nel cammino di avvicinamento al prologo di San Lorenzo al mare (Imperia).
Già da bambino, quando il fratello maggiore Fran gli regalò una bici che "pesava una nave cisterna" (sue parole), il capitano della Tinkoff-Saxo amava la cura del dettaglio, che è anche sinonimo di scrupolosa professionalità. Un mostro di precisione, Contador, un computer umano sui pedali, ma con la fantasia e l'intraprendenza al potere. Contador di Giri d'Italia ne ha vinti tre, ma il Tas di Losanna gliene ha tolto uno per il caso del Clenbuterolo, assegnandolo al secondo classificato Michele Scarponi. Lo spagnolo, nato nei pressi di Madrid 32 anni e mezzo fa, non ha mai dimenticato quella che per lui rappresenta un'autentica ingiustizia, tanto da rivendicare quel successo anche solo a parole. Un'affermazione, quella del 2011, che venne impreziosita dall'impresa sull'Etna. Niente a che vedere con i trionfi del 2008 e 2011. Alle pendici del Vulcano più attivo e alto d'Europa, dopo l'aperitivo alle falde del Kilimangiaro, è partita la stagione della squadra russa. Che, fra l'Africa e la Sicilia, ha cominciato a costruire - grazie a una preparazione dura e scrupolosa - le basi per i successi di un'annata che 'Zar' Oleg Tinkoff vuole trasformare in irripetibile, intascando Giro e Tour in un colpo solo. Nell'albo d'oro di Contador, però, rimarranno due Giri d'Italia, altrettanti Tour (2007 e 2009, quello del 2010 gli è stato cancellato) e naturalmente le Vuelta 2008, 2012 e 2014. Solo altri cinque corridori possono vantarsi di avere messo le mani sui tre grandi giri. Veri e propri campioni, gente che ha fatto la storia del ciclismo, non gente qualsiasi: Eddy Merckx, Bernard Hinault, Jacques Anquetil, gli azzurri Felice Gimondi e Vincenzo Nibali. Contador ha aggiunto una perla a una collana già difficilmente imitabile.