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Kiev chiede l'invito nella Nato la prossima settimana

Kiev chiede l'invito nella Nato la prossima settimana

Sull'orlo del blackout la centrale nucleare di Zaporizhzhia. Kim: 'Pieno sostegno a Mosca''

MOSCA, 30 novembre 2024, 20:30

di Stefano Intreccialagli

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Zelensky: tregua possibile con Ucraina sotto ombrello Nato - RIPRODUZIONE RISERVATA

Zelensky: tregua possibile con Ucraina sotto ombrello Nato - RIPRODUZIONE RISERVATA

L'Ucraina muove i suoi pezzi sullo scacchiere della diplomazia puntando ancora una volta sull'ingresso nella Nato per raggiungere un cessate il fuoco entro il 2025: il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha ha esortato i suoi omologhi dell'Alleanza ad estendere un invito a Kiev in occasione di un incontro a Bruxelles in programma la prossima settimana.

Una richiesta - contenuta in una lettera visionata da Reuters - che sembra fare il paio con le ultime affermazioni del presidente Volodymyr Zelensky, che ha aperto ad alcune concessioni per "porre fine alla fase calda della guerra": i territori ancora ucraini subito sotto l'ombrello Nato, per poi lavorare sulle regioni occupate in un secondo momento, con la diplomazia.

Lo scenario appare perlomeno improbabile ma assicurarsi un invito nell'Alleanza atlantica fa parte del 'piano di vittoria' delineato il mese scorso da Zelensky per porre fine alla guerra. "L'invito non dovrebbe essere visto come un'escalation", ha scritto Sybiha nella lettera. "Al contrario, mostrando chiaramente che l'adesione dell'Ucraina alla Nato è inevitabile, la Russia perderà uno dei suoi principali argomenti per continuare questa guerra ingiustificata", continua il testo, che esorta ad "approvare la decisione di invitare l'Ucraina a unirsi all'Alleanza come uno dei risultati della riunione dei ministri degli Esteri della Nato del 3-4 dicembre 2024".

Un percorso che però si scontra con la posizione del Cremlino - per il quale resta irricevibile la proposta di una Ucraina sotto l'ombrello Nato - mentre anche i diplomatici dell'Alleanza affermano che non c'è consenso tra i membri per invitare Kiev in questa fase. E qualsiasi decisione del genere richiederebbe il consenso di tutti i 32 Paesi membri della Nato.

Intanto, sul terreno torna lo spettro del disastro nucleare: la centrale di Zaporizhzhia è finita sull'orlo del blackout per la terza volta questo mese, ha denunciato il ministero dell'Energia di Kiev. "L'impianto ha perso corrente su una delle due linee di trasmissione elettriche esterne" e ora "è alimentato da una sola linea. Se viene scollegata dall'alimentazione esterna, si verificherà un altro blackout totale, il che sarà una minaccia per la sicurezza dalle radiazioni", è l'allarme lanciato dalle autorità ucraine che puntano il dito contro l'aumento dei raid russi su tutto il Paese nelle ultime settimane.

Una rinnovata offensiva aerea - che ha messo nel mirino soprattutto gli impianti energetici - è parte di una sterzata verso l'escalation voluta da Mosca e avviata con l'ingresso nel conflitto delle truppe nordcoreane al fianco dei soldati di Vladimir Putin. Un sostegno ribadito nelle ultime ore dal leader Kim Jong-un accogliendo a Pyongyang il ministro della Difesa russo Andrei Belousov. "Il governo, l'esercito e il popolo della Corea del Nord sosterranno senza alcuna esitazione la politica della Federazione Russa per difendere la sua sovranità e la sua integrità territoriale", si legge in un resoconto dell'agenzia nordcoreana Kcna, secondo cui Kim ha definito "esercizio del diritto all'autodifesa per la Russia" quello "di intraprendere azioni risolute per far pagare il prezzo alle forze ostili". La Kcna non menziona se Kim e Belousov abbiano discusso dei soldati nordcoreani inviati al fronte nel Kursk. Il Nord non ha mai confermato il dispiegamento delle truppe, denunciato invece ormai quotidianamente da Seul, Washington e Kiev. All'ingresso dei nordcoreani in guerra si lega infatti la decisione degli Stati Uniti - e a cascata di Francia e Regno Unito - di autorizzare l'uso dei missili a lungo raggio da parte degli ucraini in territorio russo, in un botta e risposta che ha incendiato nelle ultime settimane le tensioni nel conflitto.

 

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