Il fuoco di Israele si è abbattuto di nuovo su Beirut, capitale del Libano, colpita nel periodo di festa per la fine di Ramadan da un raid aereo nel quale è stato ucciso un dirigente militare di Hezbollah, il partito armato filo-iraniano già fortemente indebolito dall'escalation militare israeliana dei mesi scorsi. Proprio Hezbollah, che ha più volte affermato di non essere intenzionato a riprendere la guerra con Israele, ha preteso che il governo libanese risponda allo Stato ebraico. "Lo Stato deve agire dopo questa gravissima violazione israeliana", ha dichiarato il deputato di Hezbollah, Ibrahim Mussawi, recatosi sul luogo dell'attacco.
Nei giorni scorsi, i jet israeliani erano tornati a bombardare Beirut dopo che non meglio precisate fazioni armate avevano sparato razzi dal sud del Libano verso Israele in violazione di un cessate il fuoco entrato in vigore il 27 novembre e che si basa sulla risoluzione Onu 1701 del 2006. Questa risoluzione prevede, tra l'altro, il ritiro di Hezbollah dal sud del Libano. L'accordo per il cessate il fuoco stabilisce anche il ritiro militare completo di Israele dal sud ma le truppe israeliane mantengono una presenza nelle devastate regioni meridionali libanesi. L'obiettivo del raid aereo, compiuto in piena notte con due missili indirizzati ai piani alti di un edificio nella periferia sud della città, è stato Hassan Bdeir, definito dai media locali e regionali come un ufficiale di collegamento tra Hezbollah e Hamas.
Nel raid sono state uccise altre tre persone, tra cui un figlio di Bdeir e altri due civili, un fratello e una sorella originari di una località del sud del Libano. Nei giorni scorsi, dopo i nuovi raid di Israele nel sud e a Beirut, il segretario generale di Hezbollah, Naim Kassem, aveva avvertito che se il governo libanese "non sarà in grado di ottenere risultati tramite la diplomazia" contro le violazioni israeliane, il partito "non esiterà a considerare altre opzioni" per difendersi. Anche da Israele è stata chiamata in causa la responsabilità del governo libanese: il ministro degli esteri israeliano, Gideon Saar, ha esortato il Libano a "prendere misure per estirpare le organizzazioni terroristiche che operano dal suo territorio contro Israele". Dal canto suo, il presidente libanese, Joseph Aoun, ha condannato l'aggressione israeliana definendola un "pericoloso avvertimento" che "svela le reali intenzioni" di Israele nei confronti del Libano. Aoun ha sottolineato che l'attacco rappresenta una chiara violazione della sovranità del paese e ha esortato a rafforzare gli sforzi diplomatici per mobilitare il sostegno internazionale in difesa del Libano. Il premier libanese, Nawaf Salam ha parlato di una "flagrante violazione" della risoluzione 1701 Onu e della tregua stabilita nel novembre scorso. Dal canto suo, Ali Ammar, altro deputato di Hezbollah, ha alzato i toni della retorica: "Hezbollah non cerca la guerra", ha affermato, "ma è pronto a difendersi qualora venga attaccato. La nostra pazienza ha dei limiti", ha concluso Ammar.
Coloni danno fuoco a case in Cisgiordania, interviene Idf
Un gruppo di circa 50 coloni israeliani è entrato stasera nel villaggio palestinese di Duma in Cisgiordania, dando fuoco alle proprietà e attaccando i residenti. E' dovuto intervenire l'Idf per sedareno "scontro violento" tra israeliani e palestinesi. Lo riporta il Times of Israel. L'Idf afferma di aver ricevuto segnalazioni secondo cui decine di israeliani sono entrati a Duma e hanno appiccato il fuoco alle proprietà. "In seguito, si è sviluppato un violento scontro tra civili israeliani e palestinesi nella zona con segnalazioni di diversi palestinesi feriti nell'incidente" fino all'arrivo dell'esercito israeliano.
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