La spiritualità, il pensiero e le dottrine agostiniane sono pienamente parte della formazione e dell'armamentario dottrinale del nuovo Papa, che non a caso nel primo discorso al momento di affacciarsi dalla Loggia delle Benedizioni per presentarsi al mondo ha rivendicato di essere "un figlio di Sant'Agostino". Le coordinate entro cui si muoverà l'azione di papa Prevost non possono quindi prescindere dal pensiero del vescovo di Ippona, padre e dottore della Chiesa, teologo e filosofo.
E molti guardano anche come papa Leone potrebbe interpretare il pensiero di Agostino sul Bellum iustum, "la guerra giusta", alla luce naturalmente dei vari Concili che si sono succeduti dall'epoca del santo di Ippona (il IV secolo) e del pensiero dei Papi, in particolare dopo quelli del Novecento e dopo la condanna della guerra come "inutile strage" di Benedetto XV a inizio dello scorso secolo. Qualche traccia potrebbe però rimanere. Di etnia berbera e di formazione culturale ellenistico romana, Sant'Agostino sosteneva che la guerra non è intrinsecamente un male poiché può essere giustificata quando è finalizzata a fini morali e comandata da autorità competenti.
Per Agostino, la guerra può avere qualche giustificazione quando è condotta per difendere la giustizia e la pace o per proteggere la propria comunità da aggressioni. Il santo considerava poi la guerra come un estremo rimedio, da adottare solo quando la pace non è più possibile e con proporzione. Naturalmente è un approccio che va nel segno della pace ma che può avere sfumature e accenti diversi da quella cui, ad esempio, sembrava richiamare Francesco quando a proposito dell'Ucraina parlò del coraggio della "bandiera bianca".
Il cardinale Prevost, tra l'altro, nel febbraio scorso, è stato molto coinvolto nella preparazione e nello svolgimento del Giubileo delle Forze armate poiché esiste un legame tra gli ordinariati militari e il Dicastero per i vescovi di cui Prevost era prefetto prima della sede vacante. In quei giorni prese parte pure all'incontro degli Ordinari militari d'Europa, presiedendo la messa nella basilica di Santa Maria Maggiore. Nell'omelia sottolineava: "Siamo chiamati a essere portatori e artefici di speranza in un mondo afflitto dalle guerre, dai conflitti sociali e dalle crisi diverse".
Il pensiero di Sant'Agostino diede un impulso nuovo alla teoria del "bellum iustum" nata in seno alla scienza giuridica romana e si poneva in contrasto con le teorie di alcuni dei primi padri della Chiesa, a partire da Tertulliano, secondo cui dal vangelo non poteva che ricavarsi una condanna assoluta della guerra. Di acqua ovviamente ne è passata tanta sotto i ponti. La Chiesa cattolica ha come riferimento solido il Concilio Vaticano II, richiamato anche da Leone XIV in appena cinque giorni di pontificato. E l'enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII, elaborata alla luce della minaccia nucleare, è un'altra stella polare, così come il catechismo della Chiesa secondo il quale le condizioni per una guerra giusta sono il grave danno causato dall'aggressore, l'inesistenza di alternative, l'uso proporzionato delle armi e la ragionevole speranza di successo. Si vedrà quindi, come Leone XIV si muoverà tra tutti questi poli, come declinerà questa vasta eredità. Se, ad esempio, accetterà l'invito di Kiev o vorrà aspettare di capire se ci siano le condizioni per muoversi parallelamente anche con Mosca.
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