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Nicola Sansone, la fotografia come libertà

Nicola Sansone, la fotografia come libertà

Retrospettiva con 60 immagini al Museo di Roma in Trastevere

ROMA, 18 febbraio 2025, 12:47

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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La passione per la fotografia e i viaggi, la voglia di essere testimone di eventi e la ricerca di una propria identità: a Nicola Sansone, fotogiornalista napoletano impegnato negli anni '50 e '60, è dedicata la retrospettiva 'Nicola Sansone. La fotografia come libertà', allestita dal 19 febbraio al 6 maggio nelle sale del Pianoforte del Museo di Roma in Trastevere. In mostra, a cura di Renato Corsini e Margherita Magnino, 60 immagini in bianco e nero con stampa ai sali d'argento su carta baritata, realizzate dagli anni '50 fino alla fine degli anni '60 in America, in Giappone e naturalmente in Italia, dove, come scrisse Uliano Lucas, "getta il proprio sguardo oltre i consueti modi di utilizzare la fotografia della stampa italiana del tempo e scopre il linguaggio delle immagini come strumento di denuncia e di libertà, di rottura e di indipendenza". Per Nicola Sansone, esponente di quella 'schiera romana' di reporter che a partire dagli anni '50 ha segnato una stagione di grande fermento culturale nell'ambito del fotogiornalismo italiano, la fotografia è stata una scelta di vita, una necessità esistenziale, un senso di libertà che risponde alla sola committenza per lui possibile, quella dell'onestà intellettuale e di testimone dei fatti. La retrospettiva, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, e organizzata da Ma.Co.f - Centro della Fotografia Italiana di Brescia, restituisce il suo modo di interpretare il fotogiornalismo: dell'Italia del dopoguerra documentò gli aspetti sociali e culturali delle campagne e delle periferie, delle borgate e dei nuovi luoghi di aggregazione.
    Raccontò i protagonisti e i rituali della scena politica e a Roma operò anche come fotografo di scena a Cinecittà; ritrasse artisti e intellettuali e fece numerosi reportage all'estero, in particolare in Algeria (1959) durante e dopo il processo di decolonizzazione, in Congo nel 1963, a Cuba e Kartoum (1969).
   
   

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