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Le donne dell'antica Pompei, tra oggetti e storie

Le donne dell'antica Pompei, tra oggetti e storie

Mostra inaugurata nella Palestra Grande della città antica

POMPEI, 16 aprile 2025, 18:37

Redazione ANSA

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Oltre 600 nomi di donne emersi durante gli scavi archeologici dell'Antica Pompei (Napoli) aprono su un pannello luminoso la mostra inaugurata oggi nella Palestra Grande della città antica, coperta dall'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Si intitola "Essere Donna nell'Antica Pompei" e resterà aperta fino al 31 dicembre del 2026, un viaggio tra arnesi da lavoro e di cosmesi, gioielli e di oggetti d'uso quotidiano: pentole, una culla, uno speculum ginecologico, coppe di vetro e corredi funerari. È un mondo di "cose" che erano nelle mani delle protagoniste della mostra quando il vulcano più pericoloso del mondo esplose, cristallizzando le attività quotidiane di poveri e ricchi, giovani e anziani, schiavi e padroni.
    Otto donne di quell'epoca "accompagneranno" i visitatori nei loro ambienti: Flavia Agatea ed Eumachia nelle tombe di Porta Nocera; Eumachi, ancora, nell'omonimo edificio nel Foro; Mamia e Nevoleia Tyche presso le tombe a Porta Ercolano; Asellina al Termopolio di Asellina; Giulia Felice nei Praedia di Giulia Felice; Eutychis che vendeva il suo corpo nel quartiere servile della Casa dei Vetti; Amaryllis presso la Casa di Marco della Venere in Conchiglia.
    Ma prima di seguire le loro orme nella Mostra che entra negli Spazi di vita e di morte dell'Antica Pompei, le stesse donne si raccontano nel percorso espositivo che segue quello che l'ha preceduto, l'"Altra Pompei", sulle persone che a quei tempi "non avevano voce", gli ultimi della scala sociale.
    "Le donne romane, invece, avevano voce - ha detto Daniela Mapelli, rettrice dell'Università di Padova - ma una voce flebile che abbiamo voluto fare emergere. Non come singole persone, ma come corpo sociale che ci racconta come vivevano da schiave ma anche da imprenditrici, da sacerdotesse, da farmaciste o fattucchiere o anche da prostitute".
    Poi ci sono le bambine, alle quali appena nate non era concesso di vivere se non fossero state primogenite. Erano le regole dei romani, che davano diritto ai maschi di essere nutriti, ma solo alla prima neonata di sopravvivere. Altrimenti veniva uccisa o esposta. Eppure nel mondo femminile c'era chi studiava, chi praticava le arti e chi gestiva imprese.
    La mostra è parte affascinante e innovativa - raccontata nel catalogo edito da Artem, a cura di Francesca Ghedini e Monica Salvadori - della grande offerta del Parco archeologico di Pompei. Il direttore Gabriel Zuchtriegel ritiene che quest'anno il boom dei turisti vada controllato e monitorato, per salvaguardare il patrimonio Unesco: perciò ha voluto ampliare gli spazi di fruizione "accompagnando i visitatori" con le navette speciali che conducono ai cosiddetti siti minori. Il tetto di ingressi consentito (non oltre i 20mila al giorno) impone queste scelte.
   

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