"Nei Balcani, dal Kosovo alla
Bosnia, l'Ue ha già perso terreno a favore di attori esterni più
rapidi e culturalmente penetranti come la Turchia." Lo ha detto
Giuseppe Colasanto, vice questore della Polizia di Stato, già
capo della Polizia di frontiera di Trieste e protagonista di
numerose missioni all'estero tra cui Medio Oriente e Libia.
Intervistato alla Libreria Einaudi in un incontro nell'ambito
del festival vicino/lontano, Colasanto ha approfondito i temi
del suo libro Oltrefrontiera (Gaspari Editore, 2024), e
condiviso le sue esperienze dirette nelle regioni di crisi.
"Solo vivendo quei luoghi capisci le ragioni dell'altro", ha
evidenziato l'autore, sottolineando la necessità di "non
applicare all'altro le proprie categorie, perché altrimenti si
commettono madornali errori di valutazione".
In Bosnia, ha raccontato, si incontrano situazioni al limite
del paradossale. "Vedi qualcuno fermo al semaforo e sai che ha
ammazzato 500 persone, tutti lo sanno, ma il processo chissà
quando inizierà", ha precisato, evidenziando che in un contesto
"in cui la giustizia appare lenta e inefficace, si alimenta la
sfiducia e si lascia spazio a nuove influenze esterne".
A Sarajevo, racconta Colasanto, l'impronta turca è ormai
parte integrante della vita quotidiana. "Oggi sembra di essere
più a Izmir che in Europa - ha detto - i riferimenti culturali
si spostano, i giovani guardano sempre meno a Bruxelles e sempre
più a Ankara e alle capitali del Golfo, dove trovano opportunità
e un senso di appartenenza che l'Europa fatica a offrire".
Nel suo prossimo focus Medio Oriente Express, Colasanto
approfondirà le dinamiche di una regione "sempre più in bilico,
dove ogni evento - ha concluso - può stravolgere gli equilibri
in modo imprevedibile".
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