(dell'inviato Paolo Melchiorre)
Denunce di semplici cittadini e
ambientalisti, intercettazioni telefoniche, relazioni delle
forze dell'ordine, documentazione sanitaria che attesterebbe i
danni, fisici e non, subiti dagli abitanti di Taranto e da chi
svolgeva un'attivitá, soprattutto agricola, gli arresti e i
sequestri, a partire dal 26 luglio 2012, e poi quell'incidente
probatorio conclusosi il 30 marzo 2012 che peserebbe come un
macigno sui vertici Ilva: tutto questo, per la Procura della
Repubblica di Taranto, non può non essere vagliato
dettagliatamente in un processo. Lo ha ribadito il procuratore
di Taranto, Franco Sebastio, aprendo la discussione nell'udienza
preliminare del procedimento per disastro ambientale che
coinvolge non solo la ormai ex proprietà del Siderurgico (i
Riva), ma anche politici, amministratori e funzionari
ministeriali e di enti pubblici.
In tutto sono 52 gli imputati (49 persone fisiche e tre
società); tra i politici coinvolti, anche il presidente della
Regione Puglia, Nichi Vendola (ipotesi di reato, concussione
aggravata), il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano (abuso
d'ufficio e omissione in atti d'ufficio), l'ex presidente della
Provincia di Taranto, Gianni Florido (concussione). Oggi in aula
c'era anche l'assessore regionale alla Qualità dell'Ambiente,
Lorenzo Nicastro, per il quale si ipotizza il favoreggiamento
personale a Vendola.
La Procura ha depositato altri documenti (il collegio
difensivo ha sollevato eccezioni chiedendo anche un rinvio
dell'udienza, ma il gup ha deciso di andare avanti), tra cui una
consulenza commissionata da Nicola Riva (imputato nel processo)
dalla quale emergerebbe, secondo l'accusa, che i cosiddetti
'fiduciari' a libro paga di Riva Fire erano funzionali alle
direttive impartite dalla dirigenza Ilva. E ancora: nel suo
intervento un altro pm del 'pool' della Procura, Mariano
Buccoliero, avrebbe affacciato seri dubbi sugli interventi sin
qui eseguiti dall'Ilva per adeguare gli impianti alle
prescrizioni dell'Autorizzazione integrata ambientale. Se oggi
si decidesse di eseguire un sopralluogo nell'area delle batterie
delle cokerie Ilva per verificare se ci siano stati interventi
per far diminuire l'inquinamento ambientale, ha sostenuto
Buccoliero, potrebbe emergere che nulla o quasi è cambiato
rispetto al 26 luglio 2012, quando gli impianti a caldo vennero
posti sotto sequestro su disposizione della magistratura.
Dei danni ambientali causati dall'inquinamento dell'Ilva agli
edifici del quartiere Tamburi, a ridosso del Siderurgico, e ai
suoi abitanti, ha poi discusso il pm Giovanna Cannarile (in
apertura di udienza aveva comunicato la modifica di alcuni capi
di imputazione per un numero ristretto di imputati), che ha
rimarcato il ruolo che avrebbero avuto i 'fiduciari' del gruppo
Riva nell'eseguire le direttive della proprietà a scapito del
rispetto delle norme ambientali. Così come, secondo quanto
sostenuto dal procuratore aggiunto Pietro Argentino, il sindaco
di Taranto, Ippazio Stefàno, sarebbe venuto meno al suo ruolo di
vigilanza e prevenzione dell'inquinamento ambientale causato
dall'Ilva, né lo 'assolverebbero' lettere o ordinanze ritenute,
dall'accusa, quanto meno tardive. Sindaco che ha contattato i
commissari dell'Ilva in amministrazione straordinaria per
chiedere un incontro sui contenuti del decreto che dovrebbe
fornire liquidità all'azienda per andare avanti con la
produzione e gli interventi di adeguamento ambientale degli
impianti. Decreto che oggi ha ottenuto la fiducia del Senato,
mentre fuori dallo stabilimento prosegue, dinanzi alla
portineria imprese, la protesta degli autotrasportatori
dell'indotto, che limitano l'ingresso dei fornitori di materie
prime. L'udienza preliminare, invece, proseguirà il 6 marzo
prossimo.
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