"Low profile, semplice e ritmato": se si dovesse riassumere in poche parole l'edizione 2025 del Festival di Sanremo, gli autori di Carlo Conti lo definirebbero così. In procinto di lasciare la città dei fiori dopo lunghe settimane di lavoro per la preparazione delle cinque serate della kermesse, gli autori storici del fidato team del conduttore e direttore artistico sono molto soddisfatti.
Prendere in carico il Festival dopo cinque edizioni di grande successo guidate da Amadeus con la preziosa collaborazione di Fiorello non era impresa semplice. Oggi, con i numeri dalla loro parte, sanno che è stata la scelta giusta. Capitan Conti non ha mai tentennato.
Una volta accettato l'incarico ha iniziato a pedalare contornato da persone di fiducia come gli autori Emanuele Giovannini, Leopoldo Siano, Mario D'Amico, la donna della squadra storica, Ivana Sabatini, e poi il regista Maurizio Pagnussat, lo scenografo Riccardo Bocchini e Claudio Fasulo, vice direttore intrattenimento prime time e responsabile del progetto, con la competenza di chi per tanti anni è stato a sua volta autore delle trasmissioni di maggiore successo della Rai.
Gli altri autori di questa edizione sono stati Walter Santillo, Ludovica Gullifa, Lavinia Iannarilli, Giancarlo Leone. "Siamo un gruppo collaudato e affiatato", spiega il regista Pagnussat. "E' stato un Festival tradizionale ma moderno. Abbiamo puntato molto sulla personalizzazione di ciascuno dei brani, un lavoro molto accurato sulla messa in scena. Quest'anno ho messo tantissimi 'neri' negli stacchi all'interno delle canzoni per sottolineare i cambi di ritmo, un linguaggio più vicino a quello dei videoclip". Tra i momenti più complessi "la performance di Mahmood con il medley e quella di Jovanotti che ha investito anche la strada all'esterno dell'Ariston", sottolinea ancora Pagnussat. Giovannini spiega il metodo del gruppo autorale: "Lavoriamo insieme a lungo e poi magicamente tutto va a posto come i tasselli di un puzzle. La nostra mission è tenere i toni bassi, Carlo ci ricorda sempre che non stiamo facendo un intervento a cuore aperto ma la tv, che è una cosa effimera. ", aggiunge l'autore. Il segreto del successo di questo Festival? "Carlo Conti. E' lui il segreto di se stesso. La semplicità e il ritmo impresso alle serate - aggiunge Giovannini - sono stati fondamentali. Lui è un uomo Rai, un grande aziendalista. Non ha mai temuto confronti. Aveva tutto chiaro in testa da mesi e ci ha convinti via via. Sfrondare è stata la parola d'ordine. La normalizzazione del Festival di Sanremo? Pochi fronzoli, temi importanti e belle canzoni". Tra i messaggi più efficaci la presenza di Bianca Balti sul palco dell'Ariston con le cicatrici dei suoi interventi in bella vista. Un messaggio "potentissimo" di cui gli autori sono orgogliosi. "Bianca non ha detto una parola eppure si è mostrata con tutta la sua verità", sottolinea Giovannini, in controtendenza con i lunghi monologhi del passato. Un'altra parola d'ordine è stata 'insieme' con una ricca squadra di co-conduttori sul palco ad attorniare Carlo Conti. I temi hanno punteggiato le cinque serate del Festival.
Un'altra perla è stata la presenza di Bove, il calciatore 22enne della Fiorentina che ha avuto una forte battuta d'arresto accasciandosi di recente in campo. E poi il Teatro patologico, "una bella scoperta portata sul palco dell'Ariston", racconta Giovannini. Tra i momenti da incorniciare, il ricordo del compianto Fabrizio Frizzi e il videomessaggio di Papa Francesco dedicato a Sanremo, che resterà nella storia del Festival, sottolinea la squadra di Conti. Un altro autore storico del gruppo, Leopoldo Siano, aggiunge: "Pedalare coi piedi per terra è il nostro motto, coniato da Carlo Conti per continuare a lavorare, stando sempre a contatto con la realtà. La forza di questo gruppo è che non ci sono leader, ma dei gregari (se vogliamo usare il ciclismo come metafora) che preparano la volata per il loro numero uno. E Carlo lo è in qualsiasi momento, soprattutto nella vita! Tra noi, c'è prima una vera amicizia (ci conosciamo dal 1992) e poi di lavoro. Il successo di questo Festival è arrivato grazie anche al nostro rapporto molto speciale con Carlo. Non era facile… Eppure con umiltà e passione, senza fare mai paragoni con chi l'ha presentato alla grande negli anni dopo di noi, siamo riusciti a realizzare un Festival da incorniciare. Personalmente mi occupo della scaletta, dettando i tempi del programma. Quando costruiamo la serata, conoscendo i ritmi molto radiofonici di Carlo, cerco di "cucirgli" la puntata addosso, per dare la possibilità di essere sempre a suo agio. E, in queste cinque serate, Carlo ha chiesto velocità senza particolari lungaggini perché era nelle sue intenzioni finire prima, nonostante le 30, poi 29, canzoni in gara". E così è stato.
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