Tenere altissima l'attenzione sui
boss scarcerati, sui mafiosi in semilibertà e in permesso premio
anche attraverso la realizzazione di una banca dati che al
momento non esiste e capire se esista una precisa strategia dei
capi delle organizzazioni criminali per potersi spostare da un
penitenziario all'altro con lo scopo di una giurisdizione di
sorveglianza più favorevole. E' quanto emerso in commissione
nazionale Antimafia nel corso dell'audizione del giornalista de
La Repubblica, Salvo Palazzolo, da qualche mese sotto scorta per
avere ricevuto minacce dopo alcune inchieste sui mafiosi
scarcerati e sui boss della vecchia mafia tornati a comandare
sul territorio.
Durante l'audizione a Palazzo San Macuto durata quasi 2 ore,
Palazzolo ha riferito alla commissione come è nata la sua
inchiesta sui mafiosi scarcerati, la scoperta della "falla" nel
sistema con le Procure che spesso non sono al corrente delle
decisioni dei giudici di sorveglianza. E ha parlato di "una
campagna di comunicazione" in atto da parte di Cosa nostra nei
territori e della necessità quindi che lo Stato consenta a
magistrati e forze dell'ordine di raccontare la lotta
giornaliera alla criminalità organizzata. Quindi ha sottolineato
la solitudine di tanti cronisti che si occupano di mafia,
soprattutto dei tanti precari che lavorano in provincia, spesso
minacciati anche attraverso richieste di risarcimenti ingenti.
La presidente dell'Antimafia, Chiara Colosimo, ha raccolto
il suggerimento di ascoltare in commissione altri giornalisti.
Sulla falla nel sistema, Colosimo ha ricordato che all'inizio
della legislatura l'Antimafia ha chiesto dei dati al Dap e di
averli in parte ricevuti. "Non appena avremo il quadro completo,
sentiremo in audizione il capo del Dap", ha detto Colosimo.
Apprezzamento e ringraziamento alla Procura di Palermo e ai
carabinieri per l'indagine che ha portato ieri a 181 arresti per
mafia è stata manifestata dalla presidente Colosimo e dai
commissari dell'Antimafia intervenuti durante l'audizione.
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