Dopo Immaginario fiammeggiante.
Forme e ritmi dell'instabilità universale a cura di Bruno Corà
alla Fondazione Sicilia, l'artista Jean Boghossian torna a
Palermo con Palea, mostra a cura del priore di San Domenico
Sergio Catalano e organizzata dalla Fondazione Sebastiano Tusa
in tre luoghi di Palermo: la Chiesa di San Domenico, l'Archivio
storico comunale e il foyer di Villa Igiea. L'iniziativa si pone
quale momento celebrativo del Giubileo e per ricordare
l'ottocentesimo anniversario della nascita del grande santo
domenicano Tommaso d'Aquino. Il titolo della mostra richiama,
infatti, il termine utilizzato da San Tommaso per definire il
suo straordinario lavoro teologico. Secondo quanto riportato da
Guglielmo da Tocco nella Ystoria Sancti Thomae de Aquino,
l'Angelico Dottore definì "palea" (paglia) ciò che aveva scritto
fino a quel momento, nulla di fronte all'ineffabile mistero di
Dio.
In questo contesto ben si colloca l'opera dell'artista belga
libanese Boghossian che, con i suoi libri scolpiti dal fuoco,
imprigiona la conoscenza contenuta in essi, testi e figure che
altrimenti andrebbero perduti nel grande mare della conoscenza.
In San Domenico, alcune di queste sculture, cui le fiamme hanno
conferito l'aspetto di metallo brunito, sono poste in ideale
relazione con la pala raffigurante Cristo crocifisso, la
Maddalena e San Tommaso D'Aquino di Giovanni Paolo Fondulli
(1573), che raffigura l'estasi del Santo con i suoi scritti
abbandonati ai piedi della Croce. Mentre un altro, Red Phoenix,
è stato collocato in dialogo con la bella tomba di Sebastiano
Tusa di Michele Canzoneri, anche questo un libro della vita dove
sono intarsiati gli elementi della vicenda umana dell'archeologo
tragicamente scomparso nel 2019.
"I miei sono libri salvati dall'indifferenza", spiega l'artista
che usa il fuoco e il fumo come elementi fondanti della sua
pratica artistica. "Tutte le cose sono uno scambio del fuoco, e
il fuoco uno scambio di tutte le cose" (Eraclito). Come la
percezione dell'arte, nulla è immutabile, ma tutto è in
divenire. Nel suo lavoro, l'artista interagisce con una vasta
gamma di materiali, tra cui tela, carta, libri e plastica, che
manipola attraverso una varietà di tecniche che spesso lasciano
dietro di sé motivi di illuminazione dello sguardo. Anche i suoi
Vulcani esposti a Villa Igiea e nel Chiostro di San Domenico
rispondono a questa esigenza di trasmutazione della materia alla
ricerca dell'armonia universale. All'Archivio comunale, infine,
è esposto un altro libro, che verrà donato all'istituzione,
anche questo messo in relazione con l'infinito patrimonio di
storie e memorie in essa conservate. La mostra sarà visitabile
fino al prossimo 1° maggio.
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