Con l'aiuto della moglie, Anna
Maria Colletti, il capomafia di Camporeale Antonino Sciortino,
in carcere da anni, continuava a mandare ordini all'esterno, in
particolare a suo cugino, Antonino Scardino, che aveva assunto
la guida temporanea del mandamento. Lo rivela l'inchiesta della
Dda di Palermo sulla cosca di Camporeale che oggi ha portato a
sei arresti eseguiti da carabinieri del nucleo investigativo del
gruppo di Monreale
Secondo l'accusa, Sciortino avrebbe mantenuto un costante
collegamento con gli uomini d'onore liberi, finalizzato intanto
all'investitura del cugino alla guida della famiglia mafiosa;
al rilascio delle autorizzazioni all'utilizzo, all'acquisito e
al divieto di accesso a pascoli e terreni agricoli della zona,
all'imposizione di lavorazioni agricole gratuite sui terreni
della moglie o alla vendita a un prezzo superiore a quello di
mercato dei bovini dell'azienda della donna.
Le indagini hanno fatto su luce su come dalla cella il boss
abbia indirizzato il voto sul candidato sindaco Luigi Cino, tra
gli indagati. Secondo la Procura, diretta da Maurizio de Lucia,
Cino, eletto primo cittadino di Camporeale nel 2022, avrebbe
dichiarato falsamente che Giuseppe e Pietro Bologna, oggi
arrestati per mafia e all'epoca dei fatti pregiudicati,
osservavano le prescrizioni imposte loro dalla messa alla prova,
una sorta di sospensione del procedimento penale per chi compie
lavori di pubblica utilità. Per l'accusa, inoltre, il boss del
clan Antonino Sciortino, che nonostante la detenzione continuava
a comandare e organizzare affari, avrebbe fatto votare Cino alle
ultime elezioni.
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