Il sottosuolo di Gela continua a
restituire testimonianze del suo passato. Nei giorni scorsi sono
venuti alla luce diversi reperti, tra cui un'eccezionale
"osteotheca" risalente alla prima metà del VI secolo a.C. Si
tratta di un otre per vino in terracotta con quattro anse e un
beccuccio versatoio, riutilizzato come contenitore funerario per
un infante. Al suo interno sono state rinvenute, infatti, alcune
ossa. Di particolare interesse scientifico è l'analogia con un
reperto simile scoperto dal celebre archeologo Paolo Orsi nel
secolo scorso a conferma di una pratica funeraria consolidata
nell'area. Nello stesso sito sono stati rinvenuti anche i resti
di due sepolture ad enchytrismos, parte di una tomba alla
cappuccina e dei frammenti ceramici d'importazione che datano il
complesso alla prima metà del VI secolo a.C.
Questi reperti sono riemersi durante degli scavi effettuati
dall'Enel, in via Garibaldi, sotto la consueta sorveglianza
della Soprintendenza. "Ancora una volta Gela ci sorprende con
ritrovamenti di straordinario valore storico che ci fanno
conoscere rituali codificati e diffusi, mentre i frammenti
ceramici d'importazione confermano la centralità della nostra
città nelle reti commerciali mediterranee del VI secolo a.C -
dice l'assessore regionale dei Beni culturali, Francesco
Scarpinato - Questo ritrovamento testimonia l'efficacia delle
nostre politiche di tutela preventiva che prevedono una
sistematica sorveglianza archeologica durante qualsiasi
intervento nel sottosuolo urbano. Seguiremo con particolare
attenzione il prosieguo degli scavi nei dieci metri lineari
ancora da esplorare, fiduciosi che possano emergere ulteriori
testimonianze del nostro straordinario passato".
I reperti, dopo le necessarie operazioni di studio e
restauro, saranno esposti al Museo archeologico regionale di
Gela.
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