Valorizzare la Vastedda del
Belìce per conquistare nuovi mercati in Europa. E' l'obiettivo
di 'Sicily rural lab', il progetto finanziato dal Gal "Valle del
Belìce" per 80mila euro che si è concluso con la presentazione
dei risultati. Per l'unico formaggio di pecora a pasta filata
col marchio Dop si è intervenuti con tre linee di azione, è
stato spiegato nella conferenza finale al MAC di Gibellina, alla
presenza, tra gli altri, del presidente del Consorzio di tutela
della Vastedda, Massimo Todaro, il presidente e il direttore del
Gal, Salvatore Sutera e Alessandro La Grassa. La prima ha
riguardato il nuovo packaging, una scatola nera dove vengono
richiamate le maioliche antiche siciliane: "questo ci consentirà
un posizionamento in mercati diversi in Europa, ossia quelli di
botteghe del gusto e posti gourmet", ha detto Massimo Todaro.
Poi l'accompagnamento per il rilascio della certificazione ISO
22.000 a sei aziende che producono la Vastedda nel Belìce. Terza
linea, invece, è stata quella del marketing digitale, con la
creazione di uno sito web (artedeicuratoli.it) con e-commerce,
dove viene raccontata la storia della Vastedda.
Attualmente il mercato di produzione (tutto nella Valle del
Belìce, da qui il nome al formaggio) può considerarsi di
nicchia: 30 tonnellate, esportazione in Italia e in alcuni paesi
d'Europa e 7 aziende che lo producono: "la produzione di questo
formaggio è tutta manuale, ed è questa la straordinaria
originalità - spiega Todaro - l'impasto con latte freddo e poi
la filatura tutta a mano coi tini e attrezzi di legno. La
Vastedda, ricca di fermenti lattici attivi, è un formaggio
apprezzatissimo perché versatile: dall'antipasto, al primo o al
secondo. Con successo alcune pizzerie hanno sostituito la
mozzarella con la Vastedda per alcune pizze gourmet".
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