Sono passati 50 anni da quando il padre uccise la madre con una accetta. Ma per lui le responsabilità dello Stato restano: i carabinieri non intervennero finché non fu consumato il delitto; quell'uomo malato che parlava da solo e ogni notte dormiva con un coltello sotto il letto, non fu supportato nemmeno dai medici.
Anzi dopo cinque anni in un ospedale psichiatrico giudiziario, fece ritorno nella casa di famiglia e dopo un alterco con i figli, si lanciò da una finestra e poi morì. A raccontare la drammatica esperienza è Andrea Carnevale, ex calciatore di serie A, oggi responsabile Osservatori dell'Udinese, durante la sua audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sul Femminicidio.
"Lo Stato ha fatto poco o nulla per evitarlo" ha spiegato riferendosi al femmicidio di sua madre Filomena, avvenuta il 25 settembre del 1985 per mano del padre Gaetano che la colpì con un'ascia nei pressi di un fiume a cento metri da casa, dove lei stava lavando i panni dei suoi sette figli, tra Monte San Biagio e Fondi, in provincia di Latina. Dopo il gesto Gaetano si consegnò ai carabinieri dicendo: "Ho ammazzato mia moglie perchè infedele'. "In realtà - ha spiegato Andrea Carnevale - era impossibile. Perché passava il tempo ad accudire i suoi 7 figli.
Ma 50 anni fa gli uomini sembravano i padroni delle donne, invece erano solo piccoli uomini". Nella parole dell'ex calciatore non non c'è acrimonia: "Non ho mai odiato mio padre" e anzi quando aveva 16anni lo andò a trovare, insieme al fratello, nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa, dove rimase rinchiuso 5 anni. Ma il colloquio durò solo pochi minuti perchè il padre accolse lui e suo fratello dicendo: 'Quella infedele di vostra madre'. "Dopo due settimane mio padre tornò a casa - ha raccontato - e mi dissero che dovevo portarlo ad un controllo". Ma la sua risposta fu quella "di darmi un cazzotto in faccia, mi ritrovai a terra. A quel punto io e mio fratello lo abbiamo aggredito, lui andò di sopra e si buttò di testa dalla finestra e poi dopo è morto. Anche lì le istituzioni non hanno fatto niente. Lo hanno messo in casa con una minorenne e tutta la famiglia".
Per 49 anni l'ex calciatore non ne ha mai parlato pubblicamente, una vicenda "rimasta congelata'. Poi nel novembre 2024 ha deciso di renderla di dominio pubblico "grazie anche all'Associazione Telefono Donna di cui oggi sono testimonial".
Andrea Carnevale ha smentito "manuali e statistiche" che affermano "che i bambini vittime di queste torture hanno più possibilità di non andare troppo lontano e di perdersi. Per me non è stato così. Io ce l'ho fatta. Ho trovato la forza e la capacità di rialzarmi e ripartire insieme ai miei fratelli e sorelle. Abbiamo fatto squadra, ci siamo aiutati e supportati. Forse questo è il gol più importante, quello dello scudetto della mia vita".
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