La Corte penale internazionale non cede sul caso Almasri e adesso l'Italia ha trenta giorni per rispondere alla Cpi, che ha notificato a Roma l'avvio di una formale procedura di accertamento per una condotta ritenuta "inadempiente" per la mancata consegna all'Aja del generale libico accusato di crimini contro l'umanità.
La risposta del governo, attesa dai giudici attraverso una memoria, non è però scontata. Il ministero della Giustizia era già al lavoro su un documento dove avrebbe segnalato una serie di incongruenze nelle procedure attivate per il mandato di arresto del comandante libico: dunque la strategia non è ancora chiara.
Difendersi o contrattaccare di fronte all'ennesima richiesta dei giudici del tribunale internazionale sulla vicenda Almasri? Al momento non si esclude che la memoria possa inglobare l'articolato che era già in preparazione a via Arenula.
Qualsiasi sia il documento, il contenuto riguarderà sicuramente anche i temi già affrontati durante l'informativa di Nordio alle Camere, dove il Guardasigilli aveva segnalato errori (e conseguenti rettifiche) che, nella versione del governo, annullavano di fatto la richiesta di arresto. Ma stavolta probabilmente la forma diventa più importante della sostanza: il governo risponderà entro il 17 marzo con una memoria - come sollecitato dalla Cpi - oppure con una sua richiesta di chiarimenti allo stesso tribunale, chiedendo di fatto conto delle incongruenze e delle successive correzioni sulle date degli episodi di cui è accusato Almasri?
Non solo. La Corte internazionale chiede a Roma anche di "presentare osservazioni in merito alla sua mancata perquisizione e al sequestro di materiali" in possesso di Almasri, facendo intendere quindi cellulari, documenti e tutto ciò che il generale aveva con sé al momento dell'arresto e che avrebbero potuto essere oggetto di indagine. Un'esigenza già fatta presente durante la richiesta di cattura, ricordata e direttamente esplicitata anche nell'ultima notifica giunta in queste ore all'Italia: "Il 17 gennaio 2025 - si legge nel documento - la Corte è stata informata che Almasry si trovava all'interno dell'area Schengen, in un paese diverso dall'Italia. La Camera ha quindi accelerato la valutazione [...] e il 18 gennaio ha emesso, a maggioranza, un mandato d'arresto. Sempre il 18 gennaio, la Camera ha emesso un'ordinanza [...] che incarica il Cancelliere di inviare richieste di cooperazione [...] di sequestrare qualsiasi prova o dispositivo trasportato dal sospettato che possa contenere prove e di trasmettere tali prove alla Corte", recita il provvedimento dei giudici scritto in inglese. La questione riapre il dibattito anche in Parlamento.
Pd, M5s e Avs nell'Aula della Camera sono intervenuti per chiedere a gran voce al ministro Nordio un documento da lui annunciato per essere messo a disposizione dei parlamentari, ovvero "la tavola sinottica che raffrontava i capi di imputazione" che lo stesso Guardasigilli "aveva mostrato" durante la sua informativa. "O il ministro mantiene la parola" e mette le carte a disposizione del Parlamento "o invia al presidente della Camera una lettera in cui spiega i motivi per cui non lo fa e chiede scusa al Parlamento", ha affermato per primo il dem Federico Fornaro. Che poi ha preannunciato: "Fintanto che non sarà mantenuta la promessa, noi faremo tutti i giorni questo intervento".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA