(di Paolo Petroni)
DANIELE MENCARELLI, ''BRUCIA
L'ORIGINE'' (MONDADORI, pp. 190 - 19,00 euro) - La tua origine
brucia quando sono le radici a farsi sentire mentre uno le crede
oramai lontane e invece hanno la loro forza di attrazione, così
che una vita si ritrova messa in ballo nel momento meno
aspettato e questa storia di Gabriele Bilancini, diciamolo
subito, è stata scritta per risultare evidente ed esemplare.
Accade in Brucia l'origine, il nuovo romanzo di Daniele
Mencarelli, l'autore di Fame d'aria e di Tutto chiede salvezza
diventato anche una bella serie tv.
Diventato designer di fama internazionale, inserito nel bel
mondo e fidanzato con Camilla, la figlia di Franco Zardi, l'uomo
potente cui deve la sua fortuna, Gabriele torna a casa dopo
quattro anni dai suoi, a Roma nel quartiere popolare Tuscolano
in cui è cresciuto e dove è il Parco degli acquedotti, quelli
romani con le loro arcate una dopo l'altra, che gli ricordano
gli elefanti in fila che si tengono per la coda con la
proboscide.
La madre accudente e apprensiva, il padre silenzioso, detto
per questo Mauro il pesce, meccanico di motorini, e la sorella
parrucchiera cui lui finanzia l'avvio di un suo salone, sono
rimasti sempre gli stessi, con pochi soldi, poca cultura e
capaci solo di accontentarsi di quel che hanno. E' questa
immobilità, questa realtà dimenticata e tradita che si trova
nuovamente davanti a farlo sentire estraneo, lui ricco e
lanciato, oramai dinamico milanese, tanto da vivere quasi un
doppiezza, vergognandosi del suo passato, della sua famiglia,
sulla quale ha mentito a tutti nel nuovo mondo in cui vive. A
questo si aggiunge poi la madre che gli invita a sorpresa i suoi
vecchi amici, con i quali finiranno per aprirsi altre fessuro in
quel suo essere e attraverso i quali Mencarelli riesce a dare
spazio e verità anche altre prospettive e valutazioni.
Ecco allora per Gabriele lo scoprire verità dimenticate,
sviluppi di vite che non era più capace di immaginare, frustrate
e piene di problemi pratici. Personaggi che, se gli si chiede se
sono felci, rispondono ''Nun me posso permette la domanda'', ma
tutti nel bene nel male affettuosamente legati a lui e la loro
antica amicizia. C'è intanto Vanessa, suo primo amore che ancora
cova in sé qualche brace di quel sentimento; poi Marcello detto
Lello che accudisce la madre malata e vive della sua pensione;
Francesco pieno di rimpianti ed ex calciatore di speranze
frustrate: infine Cristiano, che lavora ai bagagli all'aeroporto
di Fiumicino che ce l'ha con tutto e tutti, specie con il mondo
radical chic che ora frequenta l'amico: ''Più fate sordi e più
diventate santi''. Così, il momento in cui litigano, sbotta
dicendo che vuol fare il ''cattivo veramente'' perché la gente
come lui non l'ha mai difesa nessuno e allora ''Vojo esse
l'esatto contrario di quello che siete voi. Voi siete de
sinistra? Allora io so de destra. Anzi, te dico de più, so
fascista. Tanto per quelli come te resterò sempre brutto, sporco
e cattivo''.
I problemi economici e di sopravvivenza, il far finta come
lui fa con gli amici milanesi e Camilla, poi li scoprirà anche
in famiglia attraverso il tentativo di trovare una propria
strada di sua sorella. Così come sentirà lontanissima oramai
un'estranea Vanessa, con cui ha diviso tutto, scoperto il sesso
e per la quale ''avrebbe fatto qualsiasi cosa'', mentre lei,
cassiera in un supermercato, confessa quanto le sarebbe piaciuto
''con un bacio davanti a tutti, riprende da dove avevamo
lasciato''. E in questo contesto di scoperte e conti con se
stesso, comunque sicuro che il suo futuro e le sue soddisfazioni
professionali siano altrove (dopo il fortunato inizio con la
poltrona Bilancia, ora il suocero prepara il lancio del suo
divano Novus), pronto a ripartire, si ritrova costretto a
trattenersi per festeggiare in discoteca i quaranta anni di
Cristiano con tanto di proiezione di vecchie foto ed è un po' la
resa dei conti, l'accettare che quelle sono le sue radici, a
conoscere le quali dovrà portare anche Camilla, perché queste
coesistono col mondo nuovo.
Un romanzo sincero sul tema dello spaesamento e su una Roma
popolare e che fatica a andare avanti, scritto con l'evidenza
talvolta esemplarmente elementare di una parabola che procedendo
trova la forza narrativa coinvolgente in nome della necessità di
cercare un modo per far pace con se stessi, di accettare la
realtà, che è poi il tema centrale e etico di tutta la
produzione e lo scavo non superficiale di Mencarelli, che qui
gioca anche con la scrittura, in cui inserisce echi di romanesco
col suo suono di verità in relazione al racconto.
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