Il bilancio provvisorio delle vittime del terremoto di venerdì in Myanmar è stato aggiornato ad almeno circa 1.700 morti accertati, oltre ad almeno 300 dispersi e circa 3.400 feriti. Lo ha comunicato il primo ministro della Malaysia, Anwar Ibrahim, alla Bbc, dopo aver parlato al telefono con il capo della giunta militare birmana. Le stime parlando di un bilancio finale di morti che potrebbe oscillare fra i 10mila e i 100mila morti.
C'è un'emergenza nell'emergenza della catastrofe in Myanmar: i 6,7 milioni di bambini che vivono in un paese già provato da fame e guerra civile con il 32% della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà. Tra ieri e oggi, piccoli corpi sono già stati ritrovati sotto le macerie delle scuole dove i bimbi si trovavano quando le due violente scosse hanno scosso il paese. Ma anche per chi resta in vita la tragedia è enorme.
Le ong hanno lanciato l'allarme con l'Unicef, impegnato in prima linea sia in Myanmar sia in Thailandia a verificare il numero esatto di vittime, operazione molto lenta nell'ex Birmania a causa di strade strade bloccate, ponti rotti e comunicazioni interrotte. Ieri sono stati estratti senza vita cinque bambini su una ventina, intrappolati tra le macerie di una scuola crollata nella città di Taungoo, nel Myanmar centrale. Oggi tra gli edifici crollati a Kyaukse, nella regione di Mandalay, 12 piccoli sono stati trovati morti in una scuola materna. L'Avsi, che ha diversi progetti in Myanmar, sta verificando "le condizioni dei 600 bambini sostenuti a distanza da famiglie italiane e di tutte le persone coinvolte nelle nostre attività nell'area dell'epicentro".
Da anni il paese sotto il regime militare soffre di una povertà strutturale che impedisce ai bambini, soprattutto delle aree rurali, di godere dei loro diritti più fondamentali. Per questo L'Unicef è "profondamente preoccupato per l'impatto devastante" che sisma ha sui minori, più bisognosi degli adulti di protezione e supporto psicologico. Il Cesvi, una delle poche organizzazioni italiane attive in Myanmar da oltre vent'anni, sostiene che "la priorità ora è verificare se vi siano scuole colpite e bambini in condizioni critiche".
Amy Sawitta Lefevre, operatrice di Save the Children da Bangkok, ha anche lanciato un altro allarme: nel nord della Thailandia, al confine con il Myanmar "il terremoto - ha detto all'ANSA - ha colpito gravemente oltre 28mila bambini che vivono nei campi profughi, aggravando ulteriormente la loro situazione, già particolarmente vulnerabile a causa dei recenti tagli agli aiuti".
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