"La situazione nel CPR albanese è
sempre più allarmante. Dopo le denunce dei giorni scorsi, dove,
tramite una segnalazione al Comitato europeo per la prevenzione
della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti,
abbiamo fatto emergere la frequenza estrema di eventi critici
(2,7 al giorno, perlopiú atti di autolesionismo e tentativi di
suicidio) che sono spia del grande malessere delle persone
trattenute nel Cpr di Gjadër, constatiamo anche un'altra prassi
estremamente problematica: quella per cui le persone richiedenti
protezione internazionale per le quali la Corte di Appello di
Roma non convalida il trattenimento sono ricondotte in Italia e
nuovamente trattenute nei Cpr italiani senza avere contatti con
gli avvocati di fiducia e i familiari". Lo affermano in una nota
l'europarlamentare Cecilia Strada e la deputata Pd Rachele
Scarpa.
"L'ultimo caso - scrivono - riguarda un cittadino algerino
che ha avuto la non convalida del trattenimento comunicata nella
tarda mattinata di ieri. Ciò nonostante ieri pomeriggio si è
prolungato il trattenimento in Albania ed è stata svolta
l'audizione per il riconoscimento della protezione
internazionale. Tale audizione si è svolta illegittimamente su
territorio albanese e non ha consentito all'avvocato di fiducia
di poter presenziare all'audizione. Dalle notizie in nostro
possesso il signore è stato condotto in Italia con un traghetto
partito alle 18 di ieri, per arrivare al Cpr di Bari. Solo alle
19 di oggi l'uomo ha potuto mettersi in contatto con il suo
legale, chiamandolo dal telefono di un altro trattenuto. Nessuna
comunicazione ufficiale è stata data all'avvocato dell'uomo sul
suo trasferimento in Italia, né tantomeno sullo svolgimento
dell'audizione per la valutazione della richiesta di protezione
internazionale in Albania. Il governo italiano continua a
gettare una gravissima coltre di opacità sull'intera operazione
Albania e sui Cpr Italiani: lo fa per coprire le evidenti falle
di un sistema non solo illogico e disfunzionale, ma anche e
soprattutto profondamente lesivo dei più basilari diritti
umani".
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