"Lo Stato ha fatto poco o nulla per
evitarlo". Lo ha detto, riferendosi all'uccisione di sua madre,
Andrea Carnevale, ex calciatore di serie A, oggi responsabile
Osservatori dell'Udinese e orfano di femminicidio, durante la
sua audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sul
fenomeno.
Il padre Gaetano il 25 settembre 1985 uccise la madre Filomena,
che aveva altri sei figli oltre lui, a colpi d'ascia nei pressi
di un fiume tra Monte San Biagio e Fondi, in provincia di
Latina. L'uomo, internato nel manicomio criminale di Aversa, si
tolse la vita nel 1983. La vicenda è divenuta di dominio
pubblico il 20 novembre 2024 quando lo stesso Carnevale decise
di raccontare la sua storia.
"Grazie anche all'Associazione Telefono Donna di cui oggi sono
testimonial. La mia è una storia, triste e tragica - ha
raccontato - tenuta per anni congelata. Si poteva evitare? Io
direi di sì. Solo che lo Stato ha fatto poco o nulla per
evitarlo. Ho molto rispetto per le istituzioni e le forze
pubbliche, ma nel mio caso nonostante le continue denunce nulla
fu fatto. Quando andavo dai carabinieri per denunciare, loro mi
rispondevano che se non avessero visto il sangue non potevano
intervenire".
"I manuali scientifici e le statistiche - ha proseguito - oggi
parlano di violenza assistita, di maltrattamento di tipo
primario e ci dicono che i bambini vittime di queste torture,
hanno più possibilità di non andare troppo lontano e di
perdersi. Per me non è stato così. Io ce l'ho fatta. Ho trovato
la forza e la capacità di rialzarmi e ripartire insieme ai miei
fratelli e sorelle. Abbiamo fatto squadra, ci siamo aiutati e
supportati. Forse questo è il gol più importante, quello dello
scudetto della mia vita".
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