È il sacerdote più anziano della
Diocesi di Trento, e molto probabilmente anche tra i più anziani
d'Italia. Don Guido Avi, originario di Vigalzano, frazione del
Comune di Pergine Valsugana, ha spento 107 candeline nel giorno
di San Valentino, ma ha festeggiato il suo compleanno ieri
assieme a tutta la comunità e ad alcuni amici che sono venuti a
trovarlo da fuori.
"La festa è stata meravigliosa e commovente. Una delle feste
più belle della mia vita", dice all'ANSA don Avi. "Ringrazio il
mondo intero per la vicinanza che ho ricevuto nel giorno del mio
compleanno". Prima di arrivare nella sede dell'associazione "I
Zentili", che ogni anno organizza un momento conviviale per il
suo compleanno, don Avi ha concelebrato la messa insieme a don
Marco Berti.
Don Guido Avi è conosciuto anche perché quand'era parroco di
Noriglio, in Vallagarina, diede ospitalità ad un gruppo di
soldati italiani e alleati fuggiti dai tedeschi dopo l'8
settembre del 1943. "Benché i tedeschi dessero loro
spietatamente la caccia minacciando la pena di morte a chi li
avesse ricoverati, don Guido Avi li tenne in casa sua parecchi
giorni e li curò da ferite causate nel saltare dal treno,
provvide al loro sostentamento e quando il pericolo più grave fu
cessato, li munì di carte topografiche, di cibi, di vestiti
civili e di denaro", scrisse nel 1945 l'ex podestà di Rovereto
Giorgio Sartori, di cui don Avi divenne amico qualche anno più
tardi, come viene riportato nel libro autobiografico "Un gerlo
di storia e di provvidenza". Nel 1945, inoltre, aiutò a salvare
un altro soldato, questa volta tedesco, che aveva deciso di
disertare. Superando i posti di blocco a Folgaria e in
Valsugana, don Avi riuscì a portarlo in salvo nella sua casa
natale di Vigalzano, dove vive tutt'oggi. E dove ancora, qualche
volta, come accaduto ieri, concelebra la messa.
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