Secondo il report della Fondazione
Gimbe commissionato dall'Osservatorio Nazionale welfare & salute
(Onws) e presentato oggi al Cnel, le famiglie italiane sono al
quinto posto a livello comunitario per le spese sanitarie con
40,6 miliardi di euro. Gli ultimi dati disponibili sono del 2023
ma, avverte, la fondazione, quasi il 40% della spesa finisce in
"servizi e prestazioni inutili".
In Trentino Alto Adige, come accade in generale nelle regioni
con migliori performance nei livelli essenziali di assistenza
(Lea), è stata rilevata una spesa pro capite superiore alla
media nazionale, che è di 730 euro. Nella provincia di Trento si
è attestata a 844, in quella di Bolzano a 836.
Non manca chi rinuncia alle cure: secondo il rapporto sono
il 5,4 dei residenti in Trentino e il 5,1% di quelli che abitano
in Alto Adige. "Questo dato - si legge in una nota - conferma
sia che il livello di reddito è una determinante fondamentale
della spesa out-of pocket, sia che il valore della spesa delle
famiglie - al netto del sommerso - non è un parametro affidabile
per stimare le mancate tutele pubbliche, perché condizionato
dalla capacità di spesa individuale".
"L'aumento della spesa out-of-pocket non è solo il sintomo di
un sottofinanziamento della sanità pubblica - ammonisce Nino
Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - ma anche un
indicatore delle crescenti difficoltà di accesso al SSN.
L'impossibilità di accedere a cure necessarie a causa delle
interminabili liste di attesa determina un impatto economico
sempre maggiore, specie per le fasce socio-economiche più
fragili che spesso non riescono a sostenerlo, limitando le spese
o rinunciando alle prestazioni".
Con oltre mille euro a testa, la spesa pro capite più alta è
stata contabilizzata in Lombardia, mentre il dato più elevato di
chi rinuncia alle cure è in Sardegna, il 13,7%
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