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Nell'ateneo di Wojtyla che dà speranza ai detenuti

Nell'ateneo di Wojtyla che dà speranza ai detenuti

A Lublino. Vent'anni dalla morte di San Giovanni Paolo II

LUBLINO, 30 marzo 2025, 18:31

di Manuela Tulli

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Le sbarre, le porte che si chiudono dietro ad ogni corridoio, la scatoletta in tasca a volontari e visitatori dove basta premere un pulsante per fare intervenire la polizia penitenziaria. Il carcere di Lublino, in Polonia, come tutti gli istituti di detenzione, ha misure altissime di sicurezza. Tra persone condannate con sentenza definitiva e altre in attesa di giudizio, la vita è scandita dalle rigide regole necessarie per garantire l'ordine in una comunità carceraria. Ma dentro le mura bianche di questo carcere c'è anche uno spiraglio di speranza: i corsi universitari offerti dalla Kul, l'università cattolica di Lublino, la stessa dove insegnò per anni il giovane professore Karol Wojtyla, del quale il 2 aprile ricorrerà il ventesimo anniversario della morte. L'ateneo è ora intitolato proprio a San Giovanni Paolo II.
    Oltre ai corridoi con le celle, chiuse da pesanti porte di legno, c'è un ambiente arioso, con banchi, lavagne e computer: sono le classi della Kul dove si insegnano, quattro o cinque giorni a settimana, a seconda del corso di laurea scelto, le materie per conseguire la laurea da spendere in una seconda vita oltre quelle sbarre. Come fa Wiktoria (nome di fantasia) che racconta all'ANSA la sua vita non più scandita dal grigio delle giornate tutte uguali. "Mi piace molto studiare, i professori sono gentili, studio Scienza della famiglia e un giorno spero di poter lavorare per aiutare le persone disabili", dice con un sorriso. Caschetto curato, divisa verde bottiglia linda e stirata, Wiktoria, che ha ancora dieci anni di carcere da scontare, vede già oltre le sbarre. Non nega che studiare le permette anche di usare il computer, e dunque di avere un contatto con il mondo grazie ad internet, ma davvero guarda a quella che immagina "una vita diversa da quella del passato". Di fatto una seconda vita.
    Nell'anno accademico 2024/25 sono venti gli studenti che hanno iniziato il primo anno di studi, di cui per la prima volta otto donne. In totale, saranno formate 36 persone presso il centro di detenzione nei programmi di primo e secondo grado.
    L'Università Cattolica di Lublino forma i detenuti dal 2013 e da quel momento alcune decine di persone hanno terminato gli studi.
    Attualmente presso il Centro Studi della Kul presso il carcere si possono conseguire lauree triennali e magistrali.
    L'istruzione viene impartita nel campo delle scienze familiari, negli studi di primo grado con una specializzazione in assistenza alle persone non autosufficienti e negli studi di secondo grado con una specializzazione in animazione dei centri sociali. "Questi studi - spiega il Rettore della Kul, mons.
    Miroslaw Kalinowski - sono una sorta di cammino verso la libertà. Perché imparare è libertà: è ampliare gli orizzonti, avere una nuova visione del mondo, aprirsi alle persone. Da un lato, forniamo ai detenuti competenze e istruzione che amplieranno le loro opportunità sul mercato del lavoro. In secondo luogo, e questo è talvolta più importante, insegniamo loro la capacità di costruire relazioni con altre persone, facciamo capire loro che sono persone di valore. In questo modo li rafforziamo e diamo loro la possibilità di costruire nuovamente il loro mondo al termine della pena". Secondo le statistiche, oltre l'80% dei detenuti che hanno completato i loro studi alla Kul, dopo aver lasciato il carcere non ha più compiuto crimini. "E quasi tutti oggi hanno un lavoro", conclude il Rettore.
   

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