Malgrado l'annuncio del cessate
il fuoco da parte dei ribelli nella Repubblica Democratica del
Congo, gli scontri continuano e gli scenari restano drammatici
nell'area di Goma, per i residenti e per le organizzazioni
umanitarie che vi operano.
"Ieri sera - spiega Francesco Barone, docente dell'Università
dell'Aquila e presidente della onlus Help Senza Confini - sono
riuscito a sentire telefonicamente i miei contatti a Goma. Le
comunicazioni restano precarie. Goma sta attraversando giorni
drammatici a causa del conflitto scatenato dal gruppo M23".
"La popolazione è stremata - aggiunge - manca il cibo, le
medicine, i prodotti per l'igiene. Le strutture sanitarie sono
al collasso per l'elevato numero di feriti. Molte scuole e
alcuni centri medici sono stati saccheggiati, mentre l'acqua
potabile scarseggia".
"Le uccisioni quotidiane proseguono - spiega Barone -
talvolta casa per casa, soprattutto nelle periferie della città.
Due notti fa è stato ucciso un capo villaggio di Kiziba insieme
ai suoi tre figli. Molte donne sono state violentate. Uno dei
miei contatti mi riferisce di essere stato costretto a bruciare
la lettiera del mio letto e alcuni mobili per poter cucinare.
Non ci sono soldi per acquistare il cibo. L'aeroporto resta
chiuso e questo impedisce l'arrivo degli aiuti umanitari. Senza
un intervento immediato dell'Occidente, si andrà incontro a una
catastrofe umanitaria".
Una situazione, secondo il professor Barone, che "è il
risultato dei bassi appetiti di uomini senza scrupoli. I
minerali strategici, di cui è ricco il Nord Kivu sono la causa
di un violento conflitto che sta provocando numerose vittime.
Autorizzare i corridoi umanitari è più che mai necessario per
portare gli aiuti alla popolazione".
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