TUNISI - "La Tunisia è riuscita, anche in parte, a risparmiarsi il pesante impatto dei dettami del Fondo monetario internazionale (Fmi), che richiedono in particolare l'abolizione dei sussidi, il congelamento delle assunzioni nel settore pubblico e una riduzione della massa salariale". Lo rivela uno studio condotto dal Centro per la giustizia fiscale Ali Ben Ghedhahem (CAJF) presentato in conferenza stampa a Tunisi, secondo cui "rinunciando alle riforme raccomandate dal Fmi, la Tunisia ha parzialmente aggirato la politica di austerità sostenuta da quest'ultimo, le cui principali spinte sono il controllo dei saldi finanziari, la riduzione della spesa pubblica, il congelamento dei salari e delle assunzioni nella pubblica amministrazione e nel settore pubblico, l'eliminazione dei sussidi e il controllo della massa salariale".
Lo studio, avviato nel 2023 e concluso nel gennaio 2025, ha mostrato che "!la Tunisia ha mantenuto il suo sostegno al sistema di compensazione a livelli elevati, passando da una media di 4 miliardi di dinari nel 2019 a 12 miliardi di dinari nel 2022. È anche riuscita a ridurre la massa salariale, dal 16,1% del Pil nel 2019 a un previsto 13% nel 2025", ha affermato il ricercatore e fondatore del CAJF Amine Bouzaiene. Anche le assunzioni di dipendenti pubblici civili sono riprese, con 8.000 nuove assunzioni nel 2019, 12.500 nel 2024 e 21.000 previste per il 2025, oltre agli aumenti del salario minimo garantito nei settori pubblico e agricolo e nelle pensioni di vecchiaia. "La Tunisia è anche riuscita a frenare il deficit di bilancio dal 7,4% nel 2023 al 6,3% dell'anno scorso e si prevede che raggiungerà il 5,5% del Pil nell'anno in corso, mentre il Fmi aveva previsto di raggiungere questi livelli nel 2026", ha sottolineato Bouzaiene.
Per la prima volta nella storia della Tunisia, ha affermato il ricercatore, è stato possibile arrestare la tendenza espansiva del debito in relazione al Pil, grazie alla decisione della Tunisia di prendere le distanze dal Fmi e di non rispettare i suoi diktat. Nonostante queste conclusioni Bouzaiene ha dichiarato che "fare affidamento su se stessi è importante, ma dovrebbero essere compiuti sforzi aggiuntivi per stabilire la giustizia fiscale e raccogliere le risorse necessarie per la ripresa economica". Lo studio evidenzia anche la mancanza di un piano per riavviare l'economia nazionale sulla base di investimenti pubblici, ha evidenziato il ricercatore, aggiungendo che c'è ancora spazio per aumentare l'uso delle risorse proprie, in particolare quelle fiscali, ampliando la base imponibile senza danneggiare ulteriormente le classi medie e vulnerabili.
La Tunisia e il Fmi raggiunsero un accordo a livello di servizio il 15 ottobre 2022 nell'ambito del meccanismo dell'Extended Fund Facility, ma i negoziati furono successivamente sospesi a seguito di una decisione del presidente tunisino Kais Saied, che ritenne che le condizioni imposte dal Fondo minacciassero la pace sociale.
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