L'istituzione, suggerisce il rapporto, dovrebbe supportare un modello economico che dia priorità allo sviluppo. A tal fine, l'Osservatorio si oppone al principio di piena indipendenza della Bct dall'autorità esecutiva, citando la sua inefficacia nel garantire la stabilità dei prezzi. L'osservatorio chiede inoltre di ripensare e rinegoziare il piano di rimborso del debito tunisino, che attualmente assorbe oltre il 30% del bilancio statale. Sottolinea la necessità di abbandonare una rigida politica di "servizio del debito a tutti i costi" a scapito della spesa sociale. Inoltre, il rapporto sottolinea l'esame critico dei tassi di interesse variabili rispetto a quelli fissi e delle tempistiche proposte negli accordi di prestito. Il debito pubblico in essere è aumentato in modo allarmante, passando dal 38,8% del Pil nel 2010 al 79,8% nel 2023. Secondo i risultati dell'esecuzione del bilancio del 2022, il debito pubblico in essere ammontava a 114.864,8 milioni di dinari. Le recenti statistiche pubblicate dal Ministero delle finanze mostrano che nel 2023 il debito pubblico ha raggiunto 126.501 milioni di dinari, pari al 79,8% del Pil. In 13 anni, il rapporto tra debito pubblico e Pil è quasi raddoppiato, riflettendo una traiettoria ascendente costante dal 2010.
Istituito nel 2012 da un gruppo di ricercatori e analisti, l'Osservatorio economico tunisino esamina le politiche pubbliche e le sfide economiche. Attraverso i suoi articoli e studi, mira a far luce sia sui loro aspetti positivi che negativi.
(ANSAmed).
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