ROMA - In un passo concreto, ma anche di grande significato simbolico: le forze israeliane si sono ritirate dal corridoio di Netzarim, che taglia in due Gaza, riportando così unità e libera circolazione tra il nord e il sud della Striscia. E mettendo un'altra spunta agli impegni dal fragile accordo di tregua con Hamas, mentre si attende ancora l'avvio dei negoziati per la seconda fase sempre più incerti.
Mentre il destino della tregua resta appeso a un filo, le forze israeliane hanno intanto "smantellato le loro postazioni militari e hanno completamente ritirato i loro carri armati dal corridoio di Netzarim sulla strada di Salaheddin, permettendo ai veicoli di passare liberamente in entrambe le direzioni", ha confermato un funzionario del ministero degli Interni gestito da Hamas. Il corridoio, che si estende per circa 6 chilometri dal confine orientale con Israele al Mar Mediterraneo, è stato utilizzato dalle forze israeliane per schierare le truppe durante la guerra e dividere l'enclave. Già a fine gennaio l'Idf aveva riaperto il corridoio consentendo a centinaia di migliaia di sfollati di tornare nel nord. Ieri, una fila di veicoli di ogni genere si estendeva a perdita d'occhio sulla strada di Salaheddin, che attraversa la Striscia da sud a nord: automobili, bici, van e carretti trainati da asini si muovono lentamente lungo la via sterrata. Molti sono stracolmi di coperte, tappeti e piccoli mobili. Alcuni passeggeri viaggiano sul tetto o stipati in roulotte, mentre tutto intorno restano solo rovine di quella che un tempo era Gaza.
Il ritiro delle forze israeliane dall'area adempie a uno dei punti chiave dell'accordo di una tregua che resta in bilico, mentre si attende ancora l'avvio dei negoziati della seconda fase. Una delegazione israeliana è arrivata in Qatar su ordine di Netanyahu per discutere solo "gli aspetti tecnici" del cessate il fuoco: secondo i media ebraici, i funzionari non hanno infatti mandato per negoziare la fase successiva dell'intesa, sulla quale il premier - rientrato in Israele dagli Usa - riunirà il gabinetto di sicurezza martedì.
La seconda fase della tregua prevede il rilascio di tutti gli ostaggi vivi rimanenti: delle 251 persone rapite il 7 ottobre 2023, 73 sono ancora trattenute a Gaza, di cui almeno 34 sono morte, secondo l'esercito israeliano. In cambio, si prevede un ritiro completo dell'Idf da Gaza, ma altri dettagli restano oscuri.
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