Sono sempre di più i calabresi
che si recano in altre regioni per curarsi. Secondo un'analisi
effettuata dalla Fondazione Gimbe, la spesa sostenuta nel 2022
per la mobilità sanitaria si attesta a 304,8 milioni, in aumento
di 52,4 milioni rispetto al 2021.
Il saldo negativo è dovuto a crediti per 31.342.997 milioni
(la Calabria è in 20ma posizione) mentre i debiti si attestano a
336.128.699 (regione in quinta posizione).
Secondo l'analisi, Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Puglia
e Sicilia insieme rappresentano il 78,8% del saldo passivo.
"Il volume dell'erogazione di ricoveri e prestazioni
specialistiche da parte di strutture private - è scritto in una
nota di Gimbe - è un indicatore della presenza e della capacità
attrattiva del privato accreditato. La Regione si colloca in
13ma posizione con le strutture private che erogano il 35,9% del
valore totale della mobilità sanitaria attiva regionale (media
Italia 54,4%)".
I numeri a livello nazionale, secondo Nino Cartabellotta,
presidente della Fondazione Gimbe, "certificano che la mobilità
sanitaria non è più una libera scelta del cittadino, ma una
necessità imposta dalle profonde diseguaglianze nell'offerta dei
servizi sanitari regionali. Sempre più persone sono costrette a
spostarsi per ricevere cure adeguate, con costi economici,
psicologici e sociali insostenibili".
Le regioni con il saldo negativo rilevante sono Abruzzo
(-104,1 milioni), Lazio (-193,4 milioni), Puglia (-230,2
milioni), Sicilia (-241,8 milioni), Calabria (-304,8) e Campania
(-308,4 milioni).
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