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In vigna si torna al futuro, evento al Museo d'impresa Librandi

In vigna si torna al futuro, evento al Museo d'impresa Librandi

Sabato 29/3 esperti a confronto su saperi antichi e nuove sfide

CIRÒ MARINA, 25 marzo 2025, 13:14

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Storia, saperi tradizionali e dedizione non appartengono solo al passato: per affrontare le nuove sfide di oggi, dalla sostenibilità ambientale ai problemi relativi ai mutamenti climatici e alla siccità, nel mondo del vino si punta anche alla reintroduzione in chiave moderna delle antiche tecniche di lavorazione in vigna e non solo. È quanto sta facendo l'azienda Librandi, capofila del rinnovamento enologico calabrese, che sabato 29 marzo, illustrerà in un convegno le sperimentazioni in corso e i risultati ottenuti.
    L'appuntamento è alle 10 nella Tenuta Rosaneti, a Rocca di Neto, nei locali del Museo Vites "Viticoltura, territorio e storia" che fa parte della Rete Musei d'Impresa della Calabria "SudHeritage".
    Il programma prevede, dopo la presentazione del museo aziendale con le nuove acquisizioni e un tour immersivo nella tenuta, un "focus" introdotto da Paolo Librandi, co-titolare dell'azienda, Natale Carvello, presidente del Gal Kroton e Florindo Rubbettino, editore e presidente della rete museale Sudheritage. A seguito ci sarà un approfondimento sul tema dell'evento con la partecipazione di Marta Donna, del "Sata Studio Agronomico" di Brescia e Davide De Santis, responsabile dello staff agronomico Librandi.
    Come affrontare i cambiamenti climatici nel Sud e in un'area come il Cirotano, dove la scarsità idrica e le temperature torride non sono una novità? Come aiutare la vite ad adattarsi alla sete e alle alte temperature? Nei vigneti Librandi c'è un ritorno alle potature tradizionali e alle fertilizzazioni naturali con la tecnica dei sovesci (favino, senape bianca, ravizzone, trifoglio incarnato), all'innesto delle viti in campo, a una corretta regimazione delle acque per affrontare fenomeni climatici estremi divenuti ormai endemici. I risultati che si perseguono vengono valutati monitorando stabilmente la salubrità del suolo con misurazioni e carotaggi. Più in generale, è in ripresa la manualità, il recupero di pratiche tradizionali e la "filosofia" dei vecchi attrezzi che era stati abbandonati. Un ritorno, insomma, non-nostalgico ma consapevole della necessità di affrontare in modo "naturale" le nuove problematiche relative ai mutamenti climatici (temperature, siccità, "consumo" del suolo ecc) e all'inquinamento degli interventi chimici in agricoltura e anche nei vigneti.
    Il confronto a più voci, moderato dal giornalista Gianfranco Manfredi, vedrà anche l'intervento del presidente della Provincia di Crotone, Sergio Ferrari e, infine, le conclusioni di Gianluca Gallo, Assessore all'Agricoltura, Risorse Agroalimentari e Forestazione della Regione. "Al centro del convegno del 29 marzo - riporta una nota - ci sono le ricerche e le sperimentazioni che da circa trent'anni impegnano l'azienda Librandi. Uno studio multidisciplinare e in larga scala promosso dall'azienda, ha accertato che la Calabria possiede una delle più importanti piattaforme vinicole del panorama mondiale.
    Considerata da molti studiosi terra di passaggio per la diffusione della coltura della vite in Europa, la regione ne ha conservato tracce ancora vive.Nel 2003 i Librandi hanno realizzano un giardino varietale di 2800 viti 'nuove-antiche', disposto a spirale, allo scopo di includere l'intera collezione di vitigni raccolti. Su queste varietà hanno realizzato un progetto molto articolato (studio del Dnd, analisi ampelografica e virologica) e ricerca enologica. Così si è scoperto, con l'indagine sui Dna effettuato dall'Istituto di San Michele all'Adige, che di 126 varietà analizzate, ben 77 sono risultate uniche, cioè non riconducibili a varietà già conosciute e catalogate. L'esperienza recente sta rivelando che i vitigni autoctoni più antichi mostrano una notevole capacità di resistenza e adattamento agli stress climatici. L'iconico vigneto a spirale è, per molti versi, un "ponte vivente" tra il passato remoto e il futuro dell'enologia".
   

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