Storia, saperi tradizionali e
dedizione non appartengono solo al passato: per affrontare le
nuove sfide di oggi, dalla sostenibilità ambientale ai problemi
relativi ai mutamenti climatici e alla siccità, nel mondo del
vino si punta anche alla reintroduzione in chiave moderna delle
antiche tecniche di lavorazione in vigna e non solo. È quanto
sta facendo l'azienda Librandi, capofila del rinnovamento
enologico calabrese, che sabato 29 marzo, illustrerà in un
convegno le sperimentazioni in corso e i risultati ottenuti.
L'appuntamento è alle 10 nella Tenuta Rosaneti, a Rocca di
Neto, nei locali del Museo Vites "Viticoltura, territorio e
storia" che fa parte della Rete Musei d'Impresa della Calabria
"SudHeritage".
Il programma prevede, dopo la presentazione del museo
aziendale con le nuove acquisizioni e un tour immersivo nella
tenuta, un "focus" introdotto da Paolo Librandi, co-titolare
dell'azienda, Natale Carvello, presidente del Gal Kroton e
Florindo Rubbettino, editore e presidente della rete museale
Sudheritage. A seguito ci sarà un approfondimento sul tema
dell'evento con la partecipazione di Marta Donna, del "Sata
Studio Agronomico" di Brescia e Davide De Santis, responsabile
dello staff agronomico Librandi.
Come affrontare i cambiamenti climatici nel Sud e in un'area
come il Cirotano, dove la scarsità idrica e le temperature
torride non sono una novità? Come aiutare la vite ad adattarsi
alla sete e alle alte temperature? Nei vigneti Librandi c'è un
ritorno alle potature tradizionali e alle fertilizzazioni
naturali con la tecnica dei sovesci (favino, senape bianca,
ravizzone, trifoglio incarnato), all'innesto delle viti in
campo, a una corretta regimazione delle acque per affrontare
fenomeni climatici estremi divenuti ormai endemici. I risultati
che si perseguono vengono valutati monitorando stabilmente la
salubrità del suolo con misurazioni e carotaggi. Più in
generale, è in ripresa la manualità, il recupero di pratiche
tradizionali e la "filosofia" dei vecchi attrezzi che era stati
abbandonati. Un ritorno, insomma, non-nostalgico ma consapevole
della necessità di affrontare in modo "naturale" le nuove
problematiche relative ai mutamenti climatici (temperature,
siccità, "consumo" del suolo ecc) e all'inquinamento degli
interventi chimici in agricoltura e anche nei vigneti.
Il confronto a più voci, moderato dal giornalista Gianfranco
Manfredi, vedrà anche l'intervento del presidente della
Provincia di Crotone, Sergio Ferrari e, infine, le conclusioni
di Gianluca Gallo, Assessore all'Agricoltura, Risorse
Agroalimentari e Forestazione della Regione. "Al centro del
convegno del 29 marzo - riporta una nota - ci sono le ricerche e
le sperimentazioni che da circa trent'anni impegnano l'azienda
Librandi. Uno studio multidisciplinare e in larga scala promosso
dall'azienda, ha accertato che la Calabria possiede una delle
più importanti piattaforme vinicole del panorama mondiale.
Considerata da molti studiosi terra di passaggio per la
diffusione della coltura della vite in Europa, la regione ne ha
conservato tracce ancora vive.Nel 2003 i Librandi hanno
realizzano un giardino varietale di 2800 viti 'nuove-antiche',
disposto a spirale, allo scopo di includere l'intera collezione
di vitigni raccolti. Su queste varietà hanno realizzato un
progetto molto articolato (studio del Dnd, analisi ampelografica
e virologica) e ricerca enologica. Così si è scoperto, con
l'indagine sui Dna effettuato dall'Istituto di San Michele
all'Adige, che di 126 varietà analizzate, ben 77 sono risultate
uniche, cioè non riconducibili a varietà già conosciute e
catalogate. L'esperienza recente sta rivelando che i vitigni
autoctoni più antichi mostrano una notevole capacità di
resistenza e adattamento agli stress climatici. L'iconico
vigneto a spirale è, per molti versi, un "ponte vivente" tra il
passato remoto e il futuro dell'enologia".
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