Ha scelto il rito abbreviato
Paolo Paoletti, l'imprenditore accusato di avere vessato per
anni i propri dipendenti dei cinque supermercati a lui
riconducibili a distribuiti tra Montepaone, Soverato e
Chiaravalle Centrale, nel catanzarese. La scelta è stata fatta
oggi nel corso dell'udienza preliminare davanti al gup di
Catanzaro che doveva decidere sul rinvio a giudizio
dell'imprenditore e di altre nove persone. In virtù
dell'affievolimento delle esigenze cautelari, avendo scelto
Paoletti il rito abbreviato, è stata disposta la sua
scarcerazione - era stato arrestato il 29 ottobre scorso - e il
passaggio ai domiciliari.
Nel corso dell'udienza Paoletti, difeso dagli avvocati Sergio
Rotundo e Francesco Gambardella, ha reso dichiarazioni spontanee
ammettendo le proprie responsabilità in merito a determinati
addebiti che gli vengono contestati.
In totale si sono costituite parti civili 51 persone, gran
parte delle quali dipendenti.
Oltre a Paoletti hanno scelto il rito abbreviato tre
collaboratori dell'imprenditore, Rosario Martinez Paoletti,
Vittorio Fusto, Tiziana Nisticò e Vito Doria, conciliatore
sindacale della Uila, accusato di aver stipulato "plurimi
accordi transattivi 'tombali' relativi alle posizioni dei
lavoratori sottoposti a sfruttamento, così assicurando
all'associazione a delinquere il profitto dei reati". Per loro
il procedimento proseguirà il prossimo 18 giugno.
Non hanno chiesto riti alternativi Antonio Citriniti, Paolo
Giordano, Maria Teresa Panariello, Giorgio Rizzuto, Anna
Valentino, anche loro collaboratori di Paoletti. Nei loro
confronti il pm Saverio Sapia ha chiesto il rinvio a giudizio.
L'udienza preliminare proseguirà il prossimo 28 aprile per
repliche del pm e decisione del gup Mario Santoemma.
Dall'inchiesta, condotta dalla Guardia di finanza e
coordinata dalla Procura di Catanzaro, sarebbero emerse
retribuzioni inadeguate, o comunque insufficienti rispetto alla
quantità e qualità del lavoro svolto (4 euro all'ora, a fronte
di una prestazione di attività lavorativa di oltre 50 ore a
settimana), la sottrazione, con restituzione in contanti, di
parte della retribuzione dietro la minaccia del licenziamento e
facendo leva sullo stato di bisogno dei dipendenti.
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