"Oggi la cosa importante da cui
partiamo è il cambiamento di approccio. La prima idea è di fare
un intervento in modo da riaprire questo luogo alla città, la
seconda è avere una serie di attività sia permanenti che
temporanee che cambino il modo in cui l'edificio entra nella
città". Così Ricky Burtett, architetto inglese di fama e
direttore della Lse Cities, un centro globale di ricerca e
insegnamento presso la London School of Economics and Political
Science, tra i cui lavori ci sono anche quelli per le Olimpiadi
2012, spiega le sue idee sulla completa ristrutturazione
dell'Albergo dei Poveri a Napoli, in partenza con i primi 100
milioni del Pnrr dopo tanti tentativi storici andati a fondo.
Burtett è stato chiamato dal sindaco di Napoli Gaetano
Manfredi come architetto per i lavori e già dalla scorsa estate
è stato spesso in città per studiare attentamente cosa fare e
che passi intraprendere, a diverse fasi.
"Sono molto positivo - ha aggiunto - per il mio
coinvolgimento ufficiale che è partito dall'estate scorsa. Il
mio ruolo non è quello di arrivare e risolvere il problema, ma
lavorare con chi sta pensando al futuro della struttura e con
chi vive nella zona. Questo palazzo non è stato goduto finora
dai cittadini di Napoli come meritava, questo cambierà. Il
lavoro in un edificio progettato del 1749 da Ferdinando Fuga non
richiede tanta fantasia, perché gli spazi interni ed esterni in
questo palazzo enorme sono incredibili. Ora dobbiamo lavorare
per aprire l'edificio alla città, renderlo poroso, permeabile.
Io non sono un archistar ma so che l'edificio va fatto rivivere
usando il suo dna naturale".
Il progetto comincerà con i 100 milioni stanziati dal Pnrr e
investiti nell'area occidentale dell'Albergo dei Poveri, che
confina con l'Orto Botanico di Napoli, partendo dal
consolidamento e la ristrutturazione essenziale. Entro la fine
di dicembre, spiegano fonti del Comune di Napoli che si occupano
del dossier, si chiuderà la gara per scegliere le imprese
private che eseguiranno la progettazione e il collaudo dei
cantieri attraverso un bando di Invitalia. I tempi poi non sono
brevissimi, ma essendo fondi del Pnrr ci sono limiti di tempo da
rispettare: "in Italia - spiega Burtett - ci sono tanti
possibili ostacoli burocratici, come in altre parti del mondo.
Per portare avanti un progetto di questo tipo ci vuole una
visione politica, i fondi del Pnrr aiutano, ma vanno spesi in
modo intelligente. Io immagino tante funzioni di questo edificio
enorme, ma parto dal fatto che in questo caso il nostro ruolo è
ascoltare, non arrivare da soli con un programma. Ci possono
essere spazi per i giovani, per le famiglie, per stare insieme e
parlare. Io vedo un misto anche culturale in cui si può
mangiare, bere, ballare, fare cose parte della vita e del dna
napoletano".
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