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Droga, una pusher-manager a capo della 'piazza' più fiorente

Droga, una pusher-manager a capo della 'piazza' più fiorente

La 62enne era il punto di riferimento anche di alcuni clan attivi in altre province campane

NAPOLI, 14 dicembre 2022, 12:10

Redazione ANSA

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Spaccio droga h24 e donne a capo piazze, 33 misure cautelari - RIPRODUZIONE RISERVATA

Spaccio droga h24 e donne a capo piazze, 33 misure cautelari - RIPRODUZIONE RISERVATA
Spaccio droga h24 e donne a capo piazze, 33 misure cautelari - RIPRODUZIONE RISERVATA

Gestiva in maniera manageriale la sua piazza di spaccio, particolarmente fiorente, senza mai entrare in diretto contatto con la droga che i suoi pusher vendevano h24: può essere a tutti gli effetti considerata un "capo piazza 2.0" Rosa Amato, 62 anni, una delle quattro donne arrestate dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna (coordinati dal maggiore Andrea Coratza) che oggi hanno assestato un duro colpo agli spacciatori del tristemente noto Parco Verde di Caivano. Trentatrè sono le misure cautelari emesse dal gip di Napoli Marco Giordano su richiesta della DDA, che riguardano presunti esponenti del clan Sautto-Ciccarelli.
    Dalle indagini dei militari è emerso che la "piaza di spaccio" di Rosa Amato era tra le più produttive delle quattordici neutralizzate con la raffica di misure cautelari notificate all'alba di oggi.
    Molti altri gruppi criminali, anche provenienti da altre province della Campania, come i clan casertani di Marcianise, acquistavano cobret, cocaina, crack, eroina, hashish e marijuana, a Caivano, soprattutto da lei.
    Il giro d'affari complessivo era particolarmente ingente: circa 100mila euro al mese, secondo le stime degli investigatori.
    Anche i suoi figli, in passato, sono stati arrestati per reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti.
    Le forniture di cocaina alle piazze di spaccio del Parco Verde erano di appannaggio esclusivo di Pasquale Fucito, detto "o' marziano" (che qualche anno fa, con una lettera dal carcere, manifestò il suo intento di 'dissociarsi') il quale aveva stipulato con il boss Nicola Sautto un patto: per avere questo privilegio (da condivedere con Antonio e Gennaro Sautto) doveva versare mensilmente 35mila euro.
   

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