Sarà un esperimento giudiziale,
come quello che fu disposto a Roma nell'ambito del processo per
l'omicidio di Marta Russo, a fare luce su alcuni aspetti
ritenuti ancora oscuri riguardanti la morte di Ugo Russo, il
15enne ucciso nel borgo Santa Lucia di Napoli da un carabiniere,
la notte del 29 febbraio 2020, mentre, armato di una replica di
una pistola e con un complice, tentava di rapinare l'orologio
del militare. A deciderlo sono stati, oggi, i giudici della
Corte di Assise di Napoli (prima sezione, presidente Annunziata)
dopo un "botta e risposta" che nell'aula 115 ha visto
protagoniste tutte le parti in causa.
Nel corso dell'esperimento giudiziale verrà ricostruita la
scena del crimine per fare luce su aspetti inerenti la dinamica
dell'omicidio e alcuni elementi della perizia balistica già
oggetto di un incidente probatorio. In particolare si dovranno
cercare certezze circa la distanza che separava la vittima dal
carabiniere che sparò i colpi con l'arma di ordinanza e
sull'ogiva risultata fatale per il 15enne.
Com'è noto il militare sparò diverse volte quella tragica
sera: il collegio difensivo ritiene che a provocare la morte di
Ugo sia stata un'ogiva rimbalzata su uno stipite presente in
strada. Gli avvocati della vittima, invece, che il colpo fatale
sia stato quello esploso dal militare quando ormai Ugo era in
fuga e quindi non più una minaccia.
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