"Dopo una vita trascorsa in corsia,
dopo aver sacrificato la famiglia e gli affetti e aver rischiato
la vita nel periodo più duro del Covid ora ci trattano come un
bancomat. La sanità non può e non deve essere questo. Ci hanno
chiamati eroi, noi volevamo solo, e lo vogliamo ancora oggi,
poter fare al meglio il nostro lavoro". Così Alberto Vitale,
direttore della Chirurgia al 'Maresca' di Torre del Greco,
sottolinea la frustrazione professionale dei medici che oggi
sono in sciopero in tutta Italia e anche in Campania, dove hanno
partecipato alle manifestazioni insieme a Nursing UP, il
sindacato degli infermieri.
Vitale, che non ha ancora i requisiti per chiedere il
pensionamento, guarda "con preoccupazione" alle scelte del
Governo: "Ormai la sanità pubblica - dice - sta virando con
decisione verso la sola emergenza, tutto ciò che è elezione
finisce dirottato verso il privato o il privato accreditato.
Questa è una sconfitta per tutti e i cittadini dovrebbero essere
i primi a preoccuparsi e manifestare assieme a noi".
Diversa la situazione di Gaspare Leonardi, medico che sino a
qualche mese fa aveva scelto di prolungare la sua permanenza in
servizio fino al limite massimo dei 70 anni, ma che ora,
soffocato dal burnout e dai timori di una grave penalizzazione
economica, ha invece preferito abbandonare: "Non riuscivo più a
sopportare - spiega - il peso di un lavoro svolto senza le
necessarie risorse di personale, mi sentivo frustrato e
devastato dal peso delle responsabilità. Quando si è capito che
la legge di bilancio avrebbe penalizzato le nostre pensioni ho
scelto di dire basta. Dopo una vita trascorsa nel servizio
sanitario pubblico è una scelta che fa male".
Pietro Spinelli, direttore della Gastroenterologia alla ASL
di Salerno, ricorda che le rivendicazioni dei medici non
riguardano solo i timori di un'incomprensibile penalizzazione
economica, anzi: "la nostra è una battaglia - spiega - per il
servizio sanitario pubblico. Chiediamo che sia depenalizzato
l'atto medico, che sia premiato l'impegno e che si assumano più
risorse, perché realmente la sanità pubblica sia un bene di
ognuno".
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