Voleva più autonomia e,
soprattutto, non voleva più pagare al clan Elia dei Quartieri
Spagnoli di Napoli, ormai in disgrazia, le tangenti per i Rolex
rapinati, in particolare per quello rubato a un turista lo
scorso giugno nella zona di Santa Lucia. Le ambizioni di
autonomia di Pasquale Sesso, dell'omonima famiglia criminale
legata al clan Mazzarella, gli sono costate la vita: venne
ferito a morte lo scorso 5 luglio da una raffica di colpi di
pistola mentre, in sella a uno scooter, stava passando davanti
all'abitazione di Gennaro Belaeff, ritenuto legato al clan Elia,
con cui aveva già avuto dei dissidi in precedenza, ma
soprattutto ritenuto colui che sparò, da casa sua.
Belaeff venne fermato subito dopo dalla Squadra Mobile di
Napoli (coordinata dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini) che
nel palazzo abitato dalla famiglia eseguì una perquisizione
trovando una pistola compatibile con quella usata per
assassinare Sesso. Non solo. Nelle tasche di Bealeff, fu trovato
anche un proiettile dello stesso calibro, 9 per 21. Poco prima
anche Luigi Sesso, fratello di Pasquale, era stato oggetto di un
agguato ma ne uscì vivo. Coordinata dalla DDA (pm Celeste
Carrano) la Polizia di Stato è riuscita in poche ore a
"bloccare" il presunto assassino accusandolo del possesso di
un'arma simile a quella usata per l'omicidio. I fratelli Sesso,
quattro in tutto, uno dei quali deceduto - più denunciati per
spaccio di droga - sono ritenuti rapinatori professionisti di
orologi di alta gamma anche a livello internazionale, tanto che
Gennaro Sesso è classificato dall'Europol come "Target High
Value", codice riservato a criminali di caratura. Determinanti
per le indagini si sono rivelate anche le immagini dei sistemi
di videosorveglianza e anche l'analisi delle chat trovate sul
cellulare dell'indagato.
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