I ragazzi, tutti i ragazzi e non
solo quelli dei quartieri a rischio, hanno bisogno del bello,
come stella polare. E' quanto ha detto don Antonio Loffredo, a
lungo parroco del quartiere Sanità di Napoli, dove ha dato vita
ad un modello di riscatto. Parlando, a Napoli, alla
presentazione del libro Photoansa ha riferito del lavoro fatto
per 'aprire le porte di un quartiere", dando vita e forma a
quanto immaginato dal suo predecessore, don Peppe Rassello.
Quando è arrivato nel 2001, ha spiegato, "mi era chiara una sola
cosa che questo quartiere aveva delle grandi potenzialità, con
grandi possibilità di sviluppo". La 'Sanità' veniva considerato
un pezzo della città al di fuori della città, ma qui è stato
avviato un lavoro che è diventato un modello.
Partendo dalla constatazione che l'età dei ragazzi coinvolti
in fatti di cronaca si abbassa sempre di più, don Loffredo ha
detto che questo lavoro deve continuare "ovunque perché i
ragazzi sono ormai fuori da tutto; sono oltre il rispetto, la
scuola, i genitori".
"E questi ragazzi hanno una sola opportunità per dialogare
con noi - ha proseguito - attraverso la cultura, la musica, lo
sport. E' quello che l'uomo ha bisogno perché non siamo animali
all'ingrasso, abbiamo di nutrirci di altro nella vita".
Infine ha raccontato della fiction in corso di produzione che
racconta la sua storia. E nella fiction il sacerdote si chiama
Giuseppe, come don Peppe, che aveva sognato un quartiere aperto.
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