Cerca di cogliere l'essenza o,
forse, l'assenza di vita reale che unisce sul filo della
solitudine il basso napoletano e i protagonisti di 'Giorni
Felici' di Samuel Beckett 'Felicissima jurnata', spettacolo di
Putéca Celidònia in scena da giovedì 27 marzo alle 21 (repliche
fino a domenica 30) nel Teatro Nuovo di Napoli, con la
drammaturgia e la regia di Emanuele D'Errico. Presentato da
Cranpi, Teatro di Napoli-Teatro Nazionale, Putéca Celidònia in
collaborazione con La Corte Ospitale-Forever Young 2022 e il
sostegno di Teatro
Biblioteca Quarticciolo e di C.RE.A.RE Campania Centro di
residenze della Regione Campania, vede protagonisti Antonella
Morea e Dario Rea, con le voci delle donne e degli uomini del
Rione Sanità.
'Felicissima jurnata' è un lavoro, si sottolinea in una nota
di presentazione, "che nasce da un'esperienza ben precisa,
vissuta attivamente da Putéca Celidònia a partire dal 2018
all'interno del Rione Sanità di Napoli, dove il collettivo cura
diversi progetti teatrali. Dopo aver preso confidenza con il
quartiere ed essere entrati all'interno di alcuni "bassi" - la
tipica abitazione al piano terra con ingresso su strada - il
collettivo ha iniziato a intervistare le donne e gli uomini che
abitano nel quartiere, trovando al loro interno una situazione
surreale. Così è partito questo viaggio, portando una macchina
da presa e le domande che il testo di Giorni Felici aveva mosso.
Il testo è venuto da sé, lo hanno scritto le storie di Assunta,
Pasqualotto, Angela e di tutti gli altri abitanti del Rione
Sanità". Felicissima jurnata è anche la storia di una donna di
centonove anni che ancora si trucca, che mette lo smalto e
'sente' la gente intorno che suona e che canta. Delle loro
storie si compone 'Felicissima jurnata', che pone l'accento
sulla paralisi emotiva e fisica che queste persone si impongono
per mancanza di mezzi. Molti di loro non sono mai
usciti dalla loro città - nel migliore dei casi - e nel peggiore
non sono mai usciti dal proprio quartiere e chissà da quanto
tempo dalla propria casa.
"Siamo entrati in queste case - si legge nella nota - e ci
siamo immersi nelle storie e nei mondi delle persone che le
abitano, lasciandoci sorprendere dai loro racconti, così pregni
da poterci scrivere romanzi per ognuno di loro. E tra
un'intervista e l'altra abbiamo domandato loro chi fosse
Beckett, ma nessuno lo aveva mai sentito nominare. Eppure ci
sembravano così vicini, così familiari".
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