"Oggi non siamo qui per dire addio.
Siamo qui per dire grazie a un uomo di arte, di cultura, di
fede. Siamo qui per dire il nostro grazie al maestro Roberto De
Simone. Non stiamo assistendo alla chiusura di un sipario,
attenzione, ma, piuttosto, all'apertura di un nuovo paesaggio,
di un nuovo palcoscenico, alla scrittura di nuovi versi e
pagine, scritte con l'inchiostro della fede e il colore della
speranza". Così l'arcivescovo di Napoli, cardinale Domenico
Battaglia, nell'omelia per la celebrazione delle esequie del
maestro Roberto De Simone che si stanno svolgendo in Duomo.
"Siamo qui per dirgli grazie perché ci ha insegnato che la
vita è un canto", ha aggiunto, evidenziando che "il maestro
sapeva bene che la vita è una partitura che si suona fino
all'ultima nota, e poi si lascia che la melodia continui
altrove, più limpida, più piena, più vera". L'arcivescovo ha
ricordato che nella 'Cantata dei Pastori' De Simone "ci ricorda
che Dio non ha scelto i palazzi del potere per manifestarsi, ma
una grotta umile, il cuore semplice della gente. Ci dice che la
salvezza non arriva dal fragore delle armi o dalla ricchezza
ostentata, ma dalla tenerezza di un bambino, dalla povertà
assunta, dall'amore donato" ed ha raccontato che il maestro gli
aveva chiesto di poter rappresentare proprio in Cattedrale
"un'importante opera, da lui tanto amata, dedicata al Canto
della Vergine Addolorata perché per Roberto, Maria era
l'immagine stessa di Napoli e dei suoi figli, della sua storia,
del suo dolore, ma anche della sua resistenza e della sua
bellezza".
"E oggi, nel salutare il nostro maestro Roberto - ha
proseguito - mi piace pensarlo proprio accanto a Maria, felice,
risollevato da ogni dolore, in un dialogo senza parole fatto di
musica e silenzi, lui che ha dato suono e voce alla bellezza
della tradizione popolare, oggi entra nel mistero della bellezza
infinita".
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