L'Associazione Dottorandi e dottori
di ricerca in Italia (Adi) ha presentato "un esposto alla
Commissione Europea, richiamando l'attenzione sulle criticità
nell'attuazione della riforma delle carriere dei ricercatori
prevista dalla Missione 4, Componente 2 del Pnrr". E' quanto fa
sapere l'Adi in una nota.
"L'analisi si concentra sulle recenti evoluzioni legislative,
segnate da ultimo ddl 1240 di riforma del preruolo
universitario, promosso dalla ministra Bernini, e sul mancato
avvio dei contratti di ricerca, elemento fondamentale per il
raggiungimento degli obiettivi del Pnrr M4C2 - proseguono - il
dossier evidenzia come la riforma, introdotta con la legge n.
79/2022 (nota come "Pnrr-bis") voluta dall'allora governo
Draghi, abbia abolito il precedente istituto degli assegni di
ricerca sostituendolo con il contratto di ricerca, un vero e
proprio contratto di lavoro con diritti e tutele.
Tuttavia, nonostante la firma della sequenza contrattuale da
parte dell'Aran lo scorso ottobre 2024, l'adozione effettiva del
contratto resta bloccata a causa di ritardi tecnici nella
certificazione di compatibilità economica da parte della
Ragioneria Generale dello Stato (bollinatura)". L'Adi segnala,
inoltre, come "la presentazione del ddl 1240/24 rappresenti un
rischio significativo per l'intero comparto universitario,
introducendo figure para-contrattuali prive di adeguate
garanzie".
L'Associazione ha richiesto alla commissione europea:
"l'accesso ai documenti relativi ai rapporti tra le istituzioni
europee e italiane in merito alla riforma della carriera dei
ricercatori. Una valutazione formale sulla possibilità che le
azioni del ministero dell'Università e della Ricerca
costituiscano un annullamento degli impegni assunti dall'Italia
nel quadro del Pnrr".
"Non possiamo tollerare che il Mur ostacoli riforme cruciali
per il futuro della ricerca e dell'innovazione - ha evidenziato
il segretario nazionale dell'Adi, Davide Clementi - È necessario
un intervento deciso per tutelare le carriere dei ricercatori
nel rispetto degli impegni presi in Europa, dando finanziamenti
certi e stabili per il comparto dell'università e della
ricerca".
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