Si celebrano i 150 anni di quei 71 giorni che sono rimasti un punto storico emblematico per chi crede nella possibilità di una società migliore, più giusta, quelli iniziati il 28 marzo 1871, esattamente 150 anni fa, con l'insediamento e la proclamazione, da parte della neoeletta Assemblea con 70 voti su 85, della Comune di Parigi, con tutti i suoi pro e contro comunque esaltante esperienza d'ispirazione marxista, anche se poi repressa sanguinosamente, risultata dalle elezioni velocemente indette dai capi della rivolta scoppiata 10 giorni prima, il 18 marzo, contro il governo di Adolphe Thiers, costretto alla fuga.
I primi decreti del nuovo esecutivo cercarono di andare in aiuto delle classi popolari e della dilagante miseria con una politica della casa (blocco affitti e case libere assegnate a bisognosi); con la sospensione delle azioni di sequestro per debiti e loro dilazione a tre anni senza interessi, assieme al fermo vendita degli oggetti al Monte di pietà; con la creazione per le officine abbandonate dai padroni in fuga di cooperative di operai e l'equiparazione dei salari tra uomo e donna, ponendo un limite a quelli dei funzionari assieme all'assunzione di cariche non più per nomina, ma per concorso. Mentre si proclamava e stabiliva ''la garanzia totale delle libertà individuali, di coscienza e di lavoro'' e il ''diritto dovere del popolo di lottare e vincere'' e si sceglieva come simbolo la Bandiera rossa, fu avviata la riforma per l'istruzione gratuita e laica per tutti donne comprese, dichiarati pari diritti per i coniugi nel matrimonio, furono collettivizzati i teatri e creata la Federazione degli artisti guidata da Gustave Courbet, decisa la revocabilità delle cariche elettive, l'abolizione dell'esercito con la decisione di armare i cittadini, programmata una decisa separazione tra Stato e Chiesa, promosso l'intervento permanente dei cittadini nelle vicende comunali.
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