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La Madonna vasa vasa, la scaccia e il cioccolato, sulle tracce di Montalbano a Modica

La Madonna vasa vasa, la scaccia e il cioccolato, sulle tracce di Montalbano a Modica

Nella val di Noto il tempo sospeso di Camilleri

11 marzo 2025, 20:13

(testo e foto di Alessandra Magliaro)

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Uno scorcio di Scicli - RIPRODUZIONE RISERVATA

Uno scorcio di Scicli - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Alessandra Magliaro) - Tanti sono i riti pasquali inconsueti nel Sud dell'Italia, frutto di tradizioni secolari legate a storie dei territori. In Sardegna, in Puglia, in Calabria, in Sicilia. Tra questi c'è quello originale e noto solo localmente, della 'Madonna vasa vasa'. E' il sogno di ogni mamma che sopravvive al figlio ed un simbolo di resurrezione. Accade a Modica nella val di Noto: la Madonna esce da Santa Maria di Betlemme e il Cristo esce dalla chiesa di San Pietro.  Si muovono entrambe tra le vie tardo barocche della cittadina e si cercano. A mezzogiorno della domenica di Pasqua si incontrano finalmente:  lei apre il suo mantello nero, lo fa cadere, accoglie il figlio, la bacia e insieme vanno via. In pratica ogni anno a Modica, la domenica di Pasqua si svolgono due processioni nel centro storico: una in cui viene portata fuori dalla chiesa la statua del Cristo risorto e l’altra con la statua della Madonna vestita a lutto, con un velo nero che la ricopre interamente, lasciando intravedere solo i suoi occhi. A mezzogiorno in punto, in piazza Monumento, tra centinaia di persone festose avviene il loro incontro. La Madonna, alla vista del figlio risorto, abbandona il velo nero e comincia a muovere le braccia, abbracciandolo e avvicinandosi alla statua del Cristo per la tradizionale “vasata”.
La Pasqua a Modica è uno dei periodi più belli per visitare la città dalle 100 chiese, anzi 107 (incluso un monastero di suore di clausura, oggi 27 sorelle benedettine che ricamano e producono ostie), nel tempo della dominazione spagnola contea seconda solo a Palermo per magnificenza ed estensione  ma che nel 1693 subì un gravissimo terremoto, la cui ricostruzione negli anni successivi diede origine all'architettura tardo barocca per cui Modica come il resto della val di Noto è famosa nel mondo e patrimonio Unesco. L'alluvione del 1902 è l'altro elemento naturale che ha cambiato i connotati alla città (il fiume che la attraversava fu successivamente interrato).
Ora queste parti sono il trionfo della campagna coltivata (Vittoria è il massimo mercato europeo di esportazione di ortofrutta coltivata a terra), con agrumi, melanzane, verdura di ogni genere, i pomodori con i pachino, mentre per il turismo, come dice la sindaca Maria Monisteri Caschetto, Modica è una start up dove tutto sta ancora partendo. E' la città dove nel 1901 nacque Quasimodo e insegnò Leonardo Sciascia che gli dedicò un volume con Giuseppe Leone, La contea di Modica. Proprio il grande intellettuale del Giorno della civetta ha raccontato e amato, dando in un certo senso una prima notorietà fuori, al cioccolato di Modica, il vanto assoluto di questo luogo che lo ha tutelato Igp.

La lavorazione del cacao a Modica ha una storia speciale che la famiglia Bonajuto divulga in visite guidate all'Antica Dolceria Bonajuto aperta nel 1880, inserita tra le 100 eccellenze d'Italia dall'Eurispes. Da sei generazioni e da più di 150 anni produce artigianalmente cioccolato e tramanda dolci e torroni della tradizione modicana e siciliana. Si possono fare anche degustazioni durante le quali si apprende tutto il ciclo artigianale di produzione di tavolette di cioccolato (alla vaniglia e alla cannella sono quelle originarie ultra centenarie che ancora oggi si fanno allo stesso modo) Dalla materia prima selezionata in Sud America, Colombia, Perù, incluso il Venezuela con Chuao, dove si coltiva cacao da oltre 400 anni e da molti è ritenuto il cacao più pregiato al mondo, e poi ancora Tanzania, Madagascar , si passano varie fasi arrivando alla tostatura e poi alla trasformazione dei semi in massa di cacao rigorosamente a freddo. A Pasqua da Bonajuto l'uovo ha una forma particolare: è una pigna, nella tradizione siciliana simbolo di buonauspicio.

Cioccolato a parte i dolci a Modica, con echi arabi e spagnoli, sono un mondo a parte cannoli con ricotta, cassatine ma anche specialità come l'aranciata - scorzette di arancia cotte nel miele, in forma tipica a nido d'uccello, un dolce consumato come digestivo o per addolcire tisane e the - i Mpanatigghi - ravioli tipici che hanno all'interno la carne, ossia controfiletto di manzo, mescolata al cioccolato, al miele, alle mandorle e alla cannella, il cui nome deriva delle mpanadas spagnole ed ha un'origine particolare poichè era un modo per conservare la carne in un epoca in cui il frigorifero non c’era e il cioccolato è un conservante . Poi ancora i Nucatoli -  biscotti a forma di S impastati con miele, mandorle, marmellata di mele cotogne, noci -  e il Gelato di Campagna, probabilmente di origine araba che non è un gelato ma un torrone con vari strati di mandorle, frutta candita, zucchero ed è racchiuso da un involucro di marzapane.
Lo chef stellato Accursio Capraro è custode della tradizione gastronomica siciliana che reinterpreta in chiave contemporanea facendo di Radici, la nuova 'osteria' a ridosso del Duomo di San Pietro nel centro storico in cui per arredamento ed accoglienza ci si sente ospiti in una casa, una meta di riscoperta di sapori e piatti come lo stesso nome del locale suggerisce. La stessa cura, una cucina di sostanza, memoria, territorio che il resident chef Carmelo Buoncuore applica al Terradamari Resort & Spa Marina di Modica (Tapestry Collection by Hilton), nuovo indirizzo di charme sulla spiaggia più amata della zona con arredi di design, grande spa e cucina tutta votata ai tesori gastronomici siciliani. Dolci tipici, immancabili cannoli, carrello delle granite di mandorla, pistacchio, limone, fragola con annessa brioche e poi panelle fritte, arancine, caponatina, il pesce gratinato, la pasta busiata con il pesto di mandorle.
Una specialità unica è la scaccia modicana, fatta in ogni casa: è una sfoglia di past tirata molto sottilmente, farcita e poi ripiegata più volte. Le farciture possibili sono moltissime, dal pomodoro e caciocavallo stagionato alle melanzane fritte e basilico, fino alle cipolle e alla ricotta.L'aperitivo si fa da Raro, una accogliente terrazza in alto con vista sul centro di Modica che di sera sembra un presepe con le lucine.

Da queste parti il richiamo dei luoghi del commissario Montalbano è potente, perchè è talmente nel nostro immaginario questa serie tv con Luca Zingaretti che sembra di vederne scorci un po' ovunque oltre a sentirne atmosfere e sapori. Nella fiduciosa attesa che si torni su set nel municipio di Scicli tutto è rimasto com'era, pronto per il set, solo che ora il Commissariato di Vigata è un museo visitabile. La portineria di Catarella, l'ufficio del questore di Montelusa, la stanza di Montalbano, telefoni, fax, arredi. C'è la fila per entrare e le guide pronte a raccontare i dettagli. Lì fuori, teatro di molti dialoghi di Montalbano, c'è Via Francesco Mormina Penna, tra le più belle vie del tardobarocco italiano, ricca di chiese e di palazzi.

Lungo la strada da Modica a Scicli si passa per la Fornace Penna, un monumento di archeologia industriale in riva al mare, agli inizi del 900 era una fabbrica di laterizi da esportazione, incendiata ed abbandonata. Si trova sulla spiaggia, in contrada Pisciotto a Sampieri, frazione del comune di Scicli, in provincia di Ragusa. La giornata nei luoghi di Montalbano fa tappa a Marinella dove Montalbano abita in una casa in riva al mare con una grande veranda sulla quale, spesso, cena: siamo a Puntasecca, frazione di Santa Croce Camerina e la casa del Commissario è proprio lì, in riva al mare. Il castello di Donnafugata è nella fiction  la dimora del boss mafioso Balduccio Sinagra. 

Tra i luoghi di Modica riconosciamo la scalinata che conduce alla casa del medico legale Dott. Pasquano patito dei cannoli cittadini; la Casa del giornalista; Palazzo Polara che è scenografia nella puntata “Il cane di terracotta”, l’inseguimento davanti al Duomo di S.Giorgio nella puntata “Gita a Tindari” e poi ancora la società di mutuo soccorso, la chiesa di S. Pietro. Il centro di Vigata è a Ragusa Ibla,  anch’essa patrimonio dell’Unesco per i capolavori del tardo-barocco (nella serie ci sono stati girati gli esterni della Questura di Montelusa). Poi ancora Marzamemi, Capo Passero di Portopalo, Noto.

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