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Stretta alle frontiere e dazi, così l'America ha perso appeal come meta di viaggi

Stretta alle frontiere e dazi, così l'America ha perso appeal come meta di viaggi

Kayak, 'in due mesi danno alla reputazione'. Fuga dei visitatori Lgbtq*

13 aprile 2025, 16:13

di Mattia Bernardo Bagnoli

ANSACheck
A New York la parata di Pasqua sfila sulla Fifth Avenue © ANSA/AFP

A New York la parata di Pasqua sfila sulla Fifth Avenue © ANSA/AFP

Le vacanze in America stanno perdendo il loro appeal. A mettere in evidenza i dati è il Financial Times, elaborando i numeri dell'International Trade Administration (Ita). I visitatori provenienti dall'Europa occidentale che hanno soggiornato almeno una notte negli Stati Uniti sono diminuiti del 17% a marzo rispetto a un anno fa. Nel caso di alcuni Paesi, però, il calo è più consistente e va oltre il 20%, come per l'Irlanda, la Norvegia e la Germania. "In soli due mesi Trump ha distrutto la reputazione degli Stati Uniti", ha dichiarato all'FT Paul English, co-fondatore del sito web di viaggi Kayak.
"Non è solo un altro terribile colpo all'economia statunitense ma rappresenta pure un danno alla reputazione che potrebbe richiedere generazioni per essere riparato".

Il calo dei flussi turistici, generalmente in grande crescita dopo lo shock causato dalla pandemia, non tiene peraltro conto del caos scatenato dai dazi reciproci (annunciati e sospesi) e dunque potrebbe trattarsi della punta dell'iceberg.  Le tensioni politiche e commerciali tra gli Stati Uniti e l'Unione Europea iniziano ad intaccare qualcosa di ben più sottile - ma non meno cruciale - nelle relazioni transatlantiche: i rapporti di buon vicinato. Un segno? Il crollo dei viaggi negli Usa. Certo, al di là dei dazi non ha sicuramente aiutato lo postura sempre più arcigna dei servizi di sicurezza alle frontiere, con casi persino eclatanti di arresti subiti da cittadini europei per disparate ragioni.

Naren Shaam, Ceo del sito di prenotazione viaggi Omio, ha dichiarato che i tassi di cancellazione per le prenotazioni verso gli Stati Uniti sono stati del 16% più alti nel primo trimestre rispetto all'anno precedente, con i viaggiatori provenienti da Regno Unito, Germania e Francia che hanno mostrato un tasso di cancellazione ancora più alto, pari al 40%.
Non sorprende a questo punto il crash di oltre il 30% dei viaggi provenienti dalla Danimarca, sull'onda delle minacce di annessione della Groenlandia da parte di Trump.

Poi c'è la stretta alle frontiere. Irlanda, Paesi Bassi, Danimarca, Regno Unito, Germania, Finlandia e Canada hanno aggiornato le linee guida di viaggio dopo che alcuni loro cittadini sono stati trattenuti dai funzionari dell'immigrazione -- il Dipartimento di Stato ha ad esempio sospeso la sua politica che permetteva alle persone transgender, intersessuali e non binarie di aggiornare il campo del sesso sui loro passaporti, eliminando la possibilità d'inserire la X.
L'effetto Trump rischia dunque di costare parecchio al settore del turismo, che vale il 2,5% del Pil degli Usa (sempre secondo l'Ita l'anno scorso i visitatori internazionali hanno speso più di 253 miliardi di dollari negli Stati Uniti). Le stime per il futuro non buttano bene: la scorsa settimana Accor - catene di hotel francese - ha dichiarato che le prenotazioni per i visitatori europei negli Stati Uniti quest'estate sono diminuite del 25%.  

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