Torino non ha mai conosciuto una condizione così difficile, ma ora "deve risollevarsi e ripartire, tornare alla crescita robusta in grado di creare nuova occupazione". Un percorso nel quale è fondamentale il ruolo del nuovo gruppo Fca-Psa che qui deve avere una delle sue direzioni, "non solo produzione ma anche uno dei centri pensanti".
Giorgio Marsiaj riporta l'auto alla guida della Confindustria torinese vent'anni dopo la presidenza di Andrea Pininfarina. Fondatore e presidente dell'azienda di cinture di sicurezza Sabelt, alza subito la voce sul tema degli incentivi auto e accusa il governo di "insensibilità". "Sono modesti e di breve durata e non sufficienti al rinnovamento del parco di vetture degli italiani nettamente invecchiato: 15 milioni di auto hanno più di 10 anni. Non possiamo privilegiare l'auto elettrica perché non è ancora alla portata di tutti", spiega Marsiaj che chiede anche più attenzione all'industria automobilistica nazionale. L'altro tassello della ripartenza per il neopresidente degli industriali torinesi è l'asse con MIlano, ma anche con Genova "per ricreare il triangolo industriale che in passato ha guidato la crescita del Paese". "Milano è da sempre il centro più forte del Nord, dobbiamo incrementare le interdipendenze e le sinergie.
Con tutto il Nord Italia dobbiamo allargare il concetto di filiera produttiva e rendere più strette e operative le interconnessioni", sottolinea. E, in questa prospettiva, "la Tav si deve fare e si fa, con il Terzo Valico, rappresenta la priorità". Proprio per sancire la collaborazione con il capoluogo lombardo Marsiaj chiama nella squadra - accanto a Massimiliano Cipolletta, Anna Ferrino, Marco Lavazza, al presidente della Piccola Industria, Giovanni Fracasso e al presidente die Giovani Imprenditori, Alberto Lazzaro - il presidente della Fondazione Pirelli, Antonio Calabrò. Marsiaj assicura la volontà di dialogare con il sindacato ("non è il nostro nemico, ma un alleato con il quale dobbiamo condividere un progetto di crescita") e di collaborare "in tutti i campi" con le istituzioni locali. "In passato ho detto che alla politica non avrei chiesto niente, oggi invece chiedo a gran voce di condividere il percorso verso il pieno utilizzo degli strumenti europei, i soli che possono dotarci delle risorse di cui abbiamo assoluto bisogno. Chi gestisce la cosa pubblica deve rendersi conto che se collassasse il sistema delle imprese sarebbe la fine", afferma.
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