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Il risveglio del cromosoma X nel cervello rende le donne longeve

Il risveglio del cromosoma X nel cervello rende le donne longeve

Specialmente nelle cellule chiave per la memoria e l'apprendimento

10 marzo 2025, 18:07

di Benedetta Bianco

ANSACheck
Cellule di ippocampo di topo (fonte: Tamily Weissman, Harvard University) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Cellule di ippocampo di topo (fonte: Tamily Weissman, Harvard University) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il cromosoma X potrebbe essere all’origine del perché le donne invecchiano più lentamente e sono più longeve rispetto agli uomini. Ogni cellula del corpo femminile possiede due copie dell’X, una delle quali resta silenziosa, ma in età avanzata la copia silenziata può risvegliarsi, specialmente in aree del cervello chiave per la memoria e l’apprendimento. Lo indica lo studio dell’Università della California a San Francisco pubblicato su Science Advances, che ha osservato il fenomeno sia nei topi che negli esseri umani. La scoperta potrebbe aprire la strada a future terapie contro l’invecchiamento cerebrale e il declino cognitivo che spesso si manifesta con l’avanzare dell’età.

Il cromosoma X ospita circa il 5% del genoma umano. La disattivazione di una delle due copie ereditate è un normale processo biologico, che entra in gioco per evitare un’eccessiva produzione di quelle proteine le cui istruzioni sono contenute nel cromosoma. 

“Durante il normale processo di invecchiamento, il cervello delle donne appare più giovane e presenta meno deficit cognitivi rispetto a quello degli uomini”, commenta Dena Dubal, che ha coordinato ka ricerca. “Questi risultati dimostrano che il cromosoma X silenziato - prosegue - in realtà si risveglia più avanti nel corso della vita, contribuendo probabilmente a rallentare il declino cognitivo”.

Per indagare questo meccanismo, i ricercatori sono partiti da topi: esaminando 40mila cellule dell’ippocampo, la regione del cervello fortemente coinvolta nell'apprendimento, nella memoria e nell'elaborazione delle emozioni, hanno scoperto che fra il 3% e il 7% dei geni che dovrebbero essere spenti sono stati invece riattivati.

Il risultato è stato poi confermato anche negli esseri umani: in questo caso, è coinvolto soprattutto il gene PLP1, che guida la produzione di una proteina coinvolta nella formazione dei rivestimenti che circondano i neuroni e consentono loro di inviare messaggi in modo più efficiente.

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