L’isola di La Palma, nelle Canarie, è nota da tempo per essere un laboratorio a cielo aperto per studiare la biodiversità e la sua evoluzione, ma nel 2021 l’eruzione del vulcano Tajogaite l’ha resa ancora più centrale per la comunità scientifica perché la rapida trasformazione in atto è un'occasione unica per capire come gli eventi estremi possano modellare la biodiversità. Per questo motivo il 12 marzo parte un programma di ricerca internazionale con l’obiettivo di raccogliere nuovi dati.
Prevista fino al 22 marzo, la campagna di ricerca è coordinata dall’Università tedesca di Bayreuth e l’Italia vi partecipa con le Università dell'Aquila e di Bologna, accanto all’Università norvegese di Bergen e a quella britannica di Nottingham.
A raccontare questa spedizione per ANSA Scienza è Michele Di Musciano, dell’Università dell’Aquila.
Le ricerche condotte sull’isola spaziano dalla biogeografia, analizzando la distribuzione delle specie e i processi di colonizzazione post-eruzione, allo studio della vegetazione e delle sue capacità di adattamento su substrati vulcanici giovani. Un altro tema chiave è l’ecologia del fuoco, con il monitoraggio delle interazioni tra incendi naturali e habitat insulari. Particolare attenzione è dedicata anche alle interazioni tra piante e suolo, per comprendere come la microbiologia del suolo influenzi i processi di rigenerazione della vegetazione in un ambiente così dinamico.
Parallelamente a questi studi, la Science School dell’Università di Bayreuth rappresenta un’importante iniziativa di formazione per giovani ricercatori, che hanno l’opportunità di affiancarsi agli studiosi nelle attività di campo. Tuttavia, il cuore della ricerca sull’isola è il lavoro congiunto dei gruppi accademici coinvolti, che attraverso un approccio integrato cercano di districare i diversi processi che modellano la distribuzione delle specie e la composizione degli ecosistemi.
Giorno 5: Specie endemiche
Dopo giorni di cammino senza sosta, la mattinata è dedicata al "riposo": cataloghiamo e organizziamo i dati raccolti finora. Nel pomeriggio esploriamo alcuni barrancos, canyon impervi che si snodano fino al mare, alla ricerca di nuove stazioni di specie endemiche come Gymnosporia cassinoides o Cheirolophus puntallanensis. Un’attività meno faticosa dal punto di vista fisico, ma estremamente impegnativa per la concentrazione richiesta.
Giorno 4 - Picos de la Cruz - Barlovento
Oggi ci attende un’altra lunga giornata in quota. Per ottimizzare il lavoro, ci dividiamo in due gruppi con l’obiettivo di coprire l’intero versante nord, dai 2400 m s.l.m. fino al mare. Io mi occupo della parte alta, dalla cima fino a Barlovento. La vegetazione qui è prevalentemente arbustiva e i versanti sono estremamente scoscesi: ogni sito nasconde insidie impreviste, e basta deviare di pochi metri dal sentiero per perdere anche un’ora di cammino tra rocce e vegetazione intricata. Rientriamo stremati, giusto in tempo per la cena, con l’orologio che segna le 23:00
Giorno 3 - Picos de la Nieve - El Pilar
Ancora una sveglia all’alba, seguita da un’ora e mezza di viaggio fino al parcheggio sotto Picos de la Nieve. Da qui, riprendiamo la traversata lungo la cresta sud. La mattina è limpida ma ventosa, mentre nel pomeriggio le tipiche nubi montane ci avvolgono, accompagnate da una leggera pioggerellina. Ancora una volta superiamo i 20 km di cammino senza sosta, fino a raggiungere l’auto.
Giorno 2 - Ruta de los Volcanos
Sveglia all’alba e colazione abbondante, consapevoli che la giornata sarà lunga. Dopo mezz’ora di macchina, raggiungiamo il parcheggio: da qui inizia la grande traversata da El Pilar fino a La Salina, 25 km impegnativi lungo un intenso gradiente altitudinale. Installiamo sensori microclimatici senza sosta, sfruttando le brevi pause tra un sito di rilievo e l’altro per mangiare un boccone. Alle 19:00 concludiamo il lavoro, e grazie al supporto di altri ricercatori impegnati sul versante sud, riusciamo a rientrare agilmente alle 21:00. Una giornata estenuante, ma almeno il sole ci ha accompagnato per tutto il tragitto.
Giorno 1 - Prepaprativi
Dopo il viaggio e il meeting serale con tutti i ricercatori davanti a un bel bicchiere di Cerveza, la prima giornata è stata dedicata alla formazione degli studenti di Bayeruth che ci supporteranno durante i campionamenti.
Carl Beierkuhnlein e Anke Jentsch dell'Università di Bayereuth, Alessandro Chiarucci dell'Università di Bologna e Michele Di Musciano dell'Universitá dell'Aquila hanno guidato gli studenti tra i principali habitat: dagli ambienti costieri fino alle alte quote (2400 m s.l.m.) passando per le foreste di laurifille e le pinete di Pinus canariensis.
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