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La tempesta geomagnetica sta aumentando di intensità

La tempesta geomagnetica sta aumentando di intensità

Verso un'intensità G4 su una scala da G1 a G5

16 aprile 2025, 18:53

di Benedetta Bianco

ANSACheck
Un 'eruzione di massa coronale (fonte: SDO/GSFC/NASA) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un 'eruzione di massa coronale (fonte: SDO/GSFC/NASA) - RIPRODUZIONE RISERVATA

La tempesta geomagnetica in corso dalla sera del 15 aprile sta aumentando ancora la sua forza rispetto alle previsioni iniziali: potrebbe ora raggiungere la classe G4, che indica un evento di severa intensità, in una scala che va da G1 a G5. "Da molte ore è in corso una tempesta geomagnetica la cui intensità oscilla tra la classe G2 e G3, ed è prevista un'intensificazione a G4", dice all'ANSA Mauro Messerotti, docente di Meteorologia spaziale all'Università di Trieste.

Secondo i dati forniti dal Centro tedesco Helmholtz per le geoscienze (Gfz), infatti, si sono verificati nuovi picchi di notevole intensità tra le 11,30 e le 12,00 di oggi e poi ancora a partire dalle 13,00 nelle ore successive. Il Centro di previsione meteorologica spaziale dell'agenzia statunitense Noaa conferma che un'espulsione di massa coronale o Cme, cioè un'espulsione di materia da parte del Sole sotto forma di plasma, sta continuando a colpire il campo magnetico terrestre, ma al momento è impossibile capire se l'intensificarsi della tempesta sia dovuto all'arrivo di una seconda Cme o se si tratta ancora del passaggio della prima, arrivata intorno alle 19,30 italiane di ieri.

La tempesta si sta dunque avvicinando all'intensità di quella avvenuta a maggio 2024, che ha provocato problemi alle reti elettriche e ha reso inutilizzabili per ore i segnali per la navigazione satellitare: "Le condizioni ci sono, ma non c'è nessuna certezza: non resta che seguire l'evoluzione del fenomeno", commenta Messerotti.

Le tempeste di classe G4 possono provocare diffusi problemi di tensione, blackout radio, interruzioni Gps e possono modificare la traiettoria dei satelliti in orbita terrestre bassa. Al momento, però, non si sa ancora se la tempesta abbia provocato qualche danno: "È troppo presto - dice Messerotti - per avere riscontri circostanziati".

La tempesta geomagnetica prevista per la giornata del 16 aprile è già in corso: la prima Cme, o espulsione di massa coronale, ha colpito il campo magnetico della Terra in anticipo intorno alle 19,30 ora italiana del 15 aprile, secondo quanto riporta il sito Spaceweather.com, innescando nella notte una tempesta di lieve intensità tra G1 e G2. Tuttavia, è atteso l'arrivo di una seconda Cme che potrebbe generare una tempesta più forte del previsto, di classe G3, come mostrano le stime del Centro di previsione meteorologica spaziale dell'agenzia statunitense Noaa. Probabilmente, una tempesta di classe G1 persisterà poi fino alla giornata del 17 aprile.

Il Centro Gfz aveva reso noto in mattinata che il 15 aprile si sono registrati due picchi notevoli di intensità tra le ore 19,00 e le 19,30, e tra le 22,00 e le 23,00. Il Gfz misura l'intensità delle tempeste geomagnetiche attraverso un sistema di classificazione differente rispetto a quello della Noaa: si basa sul cosiddetto 'indice K', che può assumere valori compresi tra 0 e 9. "Nel caso della tempesta ora in corso - commenta Messerotti - i due picchi maggiori rilevati hanno superato il valore 6 nel primo caso e addirittura 7 nel secondo".

Le tempeste geomagnetiche di questa intensità possono provocare lievi problemi alle linee di distribuzione dell'energia elettrica e modificare la traiettoria dei satelliti in orbita terrestre bassa. Potrebbero anche verificarsi interferenze con i sistemi Gps di navigazione satellitare e blackout di onde radio, oltre alle aurore boreali visibili anche a basse latitudini.

 

 

Le due Cme sono state emesse da due protuberanze eruttive (fonte: NASA / SDO, AIA, EVE, HMI science teams, helioviewer.org)

 

Le Cme hanno due possibili cause: i brillamenti solari oppure le cosiddette ‘protuberanze eruttive’”, dice all’ANSA Mauro Messerotti, docente di Meteorologia spaziale all’Università di Trieste. “Si tratta di tubi di flussi magnetici che compaiono come archi luminosi sostenuti dal campo magnetico, e presentano temperature più basse e densità più alte del plasma circostante. L’emissione di due protuberanze una dopo l’altra è un fenomeno caratteristico – aggiunge Messerotti – poiché possiamo dire che la prima spiana in qualche modo la strada alla seconda”.
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