Grosse potenzialità ma anche molti rischi. L'intelligenza artificiale torna a far parlare di sé in occasione del Safer Internet Day. Per i più giovani, pubblico su cui si concentra l'iniziativa voluta nel 2004 dall'Unione Europea per sensibilizzare sull'uso della rete, l'IA può diventare un problema quando utilizzata senza filtri, per produrre foto e video fasulli, ai danni proprio di minori e adolescenti.
Secondo una ricerca di Telefono Azzurro e Bva-Doxa, la diffusione dei deepfake, foto e video generati artificialmente, è tra le prime preoccupazioni dei ragazzi italiani. Il 40% degli intervistati tra i 12 e i 18 anni teme infatti che i contenuti creati dall'IA, che li raffigurano in situazioni mai avvenute, possano distruggere relazioni sociali e reputazionali. Un pericolo maggiore deriva dal successo di alcuni modelli di intelligenza artificiale, come DeepSeek, che sembrano non avere le corrette misure di prevenzione sulla produzione indiscriminata di foto e video.
Un recente studio della startup di IA Anthropic mostra come il chatbot di DeepSeek abbia il 100% di possibilità di essere ingannato per forzare risposte su contenuti non sicuri e dannosi. Le conseguenze vengono inasprite dall'uso dei social network. Dipendenza, impatto sull'autostima e pericoli psicologici sono dietro l'angolo. Dall'indagine di Telefono Azzurro emerge che per il 63% dei ragazzi i social possono generare vere emozioni. Tra queste, invidia (24%), sentimento di diversità (21%) e inadeguatezza (19%). Eppure, c'è una mancanza di consapevolezza sui potenziali effetti negativi, che evidenzia la necessità di programmi educativi mirati. Mai come ora, serve collaborazione: "Bisogna rafforzare la governance delle piattaforme digitali per proteggere i diritti dei minori e promuovere una cooperazione internazionale che riduca le disuguaglianze" le parole di Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro.
Altro tema caldo riguarda l'età minima per usare certi servizi digitali. Il 76% dei ragazzi ritiene che la verifica dell'età dovrebbe essere obbligatoria su tutte le piattaforme. "L'odio, la disinformazione, il cyberbullismo, il body shaming, la diffamazione, l'insulto, sono forse rischi più insidiosi che, spesso, ci mettono in allarme solo quando è troppo tardi, quando c'è già un danno, anche inconsapevole" afferma Anna Vaccarelli, presidente di Clusit, l'Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica. "Se abbiamo preso un virus sul computer, ce ne accorgiamo perché la macchina non funziona; se leggiamo commenti malevoli, magari passiamo oltre con una scrollata di spalle.
Eppure, in questo caso, le conseguenze, sia per noi adulti che, soprattutto, per gli adolescenti, possono essere gravissime. La vita virtuale ha le stesse regole di quella reale". Un distacco tra i due mondi che, per un'ulteriore ricerca di Bva-Doxa e Lenovo, può causare anche ansia e solitudine. Il 45% della Generazione Z nostrana sente una disconnessione tra vita online e offline, influendo negativamente sul benessere mentale.
Una soluzione è parlare: il 75% vorrebbe poter affrontare conversazioni delicate e profonde con la propria famiglia per alleviare la frustrazione. La collaborazione tra genitori, educatori e bambini può rappresentare una strategia efficace per migliorare la sicurezza e la privacy online. I ragazzi e le ragazze intervistate da Telefono Azzurro e Bva-Doxa ammettono che se fossero vittima di violenza sessuale online, lo segnalerebbero soprattutto ai genitori (76%), solo il 40% alle forze dell'ordine (40%) e il 14% agli amici.
In caso di contenuti online potenzialmente dannosi o illeciti riguardanti altri minori o di episodi di cyberbullismo contro altri, la quasi totalità segnalerebbe il fatto (98%-99%) e più del 70% anche in questo caso ai genitori. Un dato che pone una forte enfasi sull'educazione digitale quale strumento per supportare un uso consapevole della rete e per riconoscere i rischi ad essa connessi.
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