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Chef Tinari, fare squadra per valorizzare maiale nero d'Abruzzo

Chef Tinari, fare squadra per valorizzare maiale nero d'Abruzzo

Stellato di Villa Maiella, uniti per valorizzare nostri prodotti

PESCARA, 01 maggio 2025, 16:15

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Un fattore di volontà e di intelligenza per rendere concreta e presente la realtà del maiale nero d'Abruzzo sarebbe cooperare, facendo un passo indietro e iniziare a parlare tutti insieme del valore dei prodotti del nostro territorio. Tanti piccoli distributori da soli riescono solo a curare logiche personali mentre uniti potrebbero fare massa critica, non per entrare nella grande distribuzione ma per accedere ai canali giusti che darebbero a questo nostro prodotto autoctono il giusto valore". Così Arcangelo Tinari, chef stella Michelin di Villa Maiella, durante la master class all'alberghiero 'De Cecco' di Pescara nell'ambito della 4/a edizione borsa di studio dedicata allo chef e insegnante di Villa Santa Maria (Chieti) Peppino Falconio e organizzata dalla fondazione che porta il suo nome.
    "Abbiamo cominciato nel 2009 - racconta Tinari - quando ci siamo avvicinati a questo prodotto per la necessità di trovare carni di suino pregiate. Parliamo di un animale che negli anni si è quasi estinto e tante sono state le difficoltà perché non nasciamo allevatori. La nostra produzione segue le stesse procedure di cento anni fa e lo stesso facciamo con i cereali che servono a nutrire i maiali. Il nostro è un approccio di rispetto verso le materie prime e non una guerra ideologica. Il nostro maiale non è più buono perché lo produciamo noi, ma perché ci identifica come territorio".
    La produzione di Villa Maiella, spiega Tinari "è di circa cento capi. Di questi circa venti li alleviamo per 18 mesi per portarli a 160 chili, il resto viene utilizzato come carne fresca per il ristorante. La sfida, non facile, è riuscire a far crescere un prodotto senza conservanti se non il sale, come si faceva cento anni fa".
    "Il maiale - rimarca lo chef di Villa Maiella - appartiene alla nostra cultura e allevarlo non è campanilismo, ma voglia di essere rappresentanti di un territorio che, se unito, può uscire da logiche che competono sui centesimi di euro. È una sfida che si può raccogliere - conclude - con l'obiettivo non solo di riconoscimenti ma di far bene con uno standard qualitativo alto, che poi è lo stesso principio che ci ha consentito, con tanto lavoro e impegno, di conseguire la stella Michelin".
   

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