(di Elisabetta Stefanelli)
L'Urlo ha portato nel mondo il
''Grido interiore'' di Edvard Munch rendendolo celebre, anzi
popolare, ma ora la mostra che con questo titolo si inaugura a
Palazzo Bonaparte a Roma, rilancia la sua figura di artista
complesso, poliedrico - finora eccessivamente schiacciato sul
tema del 'maledetto -, e in un percorso (quasi) cronologico
arriva dalla materializzazione del cupo tormento interiore dei
primi quadri, alla ricerca personale e artistica che attraversa
molte morti e rinascite, fino alla luce serena del colore della
campagna nelle ultime prove, passando attraverso grafica,
fotografia, cinema.
Cento capolavori, e qui non è un modo di dire, in un
pregevole allestimento che ne esalta la bellezza in
collaborazione col Museo Munch di Oslo, dopo il record di
visitatori nella tappa di Palazzo Reale: Arthemisia li porta a
Roma nell'anno del Giubileo fino al 2 giugno, dove una mostra
sull'artista norvegese, mancava da decenni.
''In moltissimi conoscono L'Urlo di Munch - spiega all'ANSA la
curatrice della mostra Patricia G. Berman, tra le maggiori
studiose dell'artista, qui in collaborazione con Costantino
D'Orazio - ma ignorano la sua influenza e i suoi tanti modi
diversi di esprimersi. Munch era un grande sperimentatore, per
le stampe era tra i più bravi del Ventesimo secolo ad esempio e
qui abbiamo cercato di mettere l'accento sul suo modo di
lavorare, investigando il tema della vista che per lui era
centrale''. ''La mostra è più che cronologica - aggiunge - e il
suo sviluppo è intorno alla fascinazione, da quella per la
psicologia e la memoria a quella per il colore''. Spiega ancora
Berman che ''una delle cose che Munch diceva sulla sua missione
come artista è che voleva rappresentare gente che vive e che
ama, in modo completo, con la tragedia della perdita, la forza
della passione, uomini come animali e potere delle donne. Nella
sua vita ha espresso non solo la bellezza ma anche la
vulnerabilità, il perdere la cognizione dei ruoli che nel
Ventesimo secolo sono un fatto politico ed erotico insieme''.
L'uomo e la donna sono infatti al centro della sua ricerca -
dagli autoritratti, ai nudi -, nelle trasformazioni che l'anima
gli impone in un racconto senza intermediazioni e con una forte
influenza di artisti come van Gogh, Gauguin, Matisse che pure
non offusca l'originalità della sua pennellata di anticipatore
dell'Espressionismo, e apripista per molti artisti del secondo
Novecento che hanno seguito i suoi passi di stupefacente
modernità. Quindi a Palazzo Bonaparte viaggio in due piani,
sette sezioni, presentato stamani e visitabile da domani, con
alcune tappe imprescindibili come la morte di Marat, Notte
stellata, Le ragazze sul punte, Malinconia, Danza sulla
spiaggia. Mentre per L'Urlo c'è praticamente solo l'obbligo
della citazione nella proposta di una - pur splendida - delle
versioni litografiche.
La mostra gode del patrocinio del Ministero della Cultura,
della regione Lazio, del Comune di Roma - assessorato alla
Cultura -, della Reale Ambasciata di Norvegia a Roma e del
Giubileo 2025 - Dicastero per l'evangelizzazione. Main partner è
Fondazione Terzo Pilastro- Internazionale, con Poema.
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